di Ezio Verna
Nel pomeriggio la Sala del Consiglio Comunale ha ospitato la celebrazione della liberazione del campo di Mauthausen Gusen, che è stata anche un momento di commossa commemorazione delle vittime civili e militari tra gli internati: il sala i labari dell’ANED (Associazione Nazionale Ex Deportati politici nei campi nazisti) e dell’ANEI (Associazione Nazionale Ex Internati).
In apertura il presidente del Consiglio Comunale Giovanni Porcino ha ripercorso la storia di Mauthausen, fortezza in pietra che iniziò la sua lugubre attività nel 1938, ricordando le condizioni di vita disumane e la scelta di pianificare lo sterminio degli internati attraverso il lavoro massacrante nella cave di granito annesse al lager: si trattava del solo campo di concentramento classificato dai nazisti di classe 3, campo di punizione e di annientamento attraverso il lavoro per gli oppositori considerati irrecuperabili. Il lavoro forzato e le diverse tecniche utilizzate per sopprimere i prigionieri (violenze, impiccagioni, avvelenamenti, iniezioni di benzina, esposizione al gelo, il “muro dei paracadutisti” ed altro ancora) portarono alla morte nel lager e nei suoi sottocampi di circa 100 mila persone sulle circa 197 mila 500, 5 mila delle quali donne, che si stima vi transitarono.
Il 5 maggio del 1945 l’ingresso principale, la “porta mongola”, si aprì per lasciar passare il 41° squadrone di ricognizione dell’11a divisione corazzata americana: il campo era stato liberato.
Nell’intervento successivo il presidente della sezione torinese dell’ANEI Pensiero Acutis, catturato e deportato a Mauthausen dopo l’8 settembre del 1943, ha ricordato i 600 mila militari italiani internati ed i molti che hanno perso la vita nei lager per aver rifiutato di sottomettersi alla Repubblica Sociale Italiana.
Dopo di lui Marcello Martini, toscano di Prato, ha ripercorso la sua storia di più giovane ex internato nel lager austriaco dove era giunto a giugno del 1944 dopo essere stato arrestato a 14 anni insieme alla famiglia per l’attività partigiana svolta in Toscana, le condizioni di vita nel campo ed i momenti successivi alla sua liberazione.
Infine Anna Todros ha ricordato il nonno e lo zio, anch’essi internati a Mauthausen, soffermandosi in particolare sul significato del 5 maggio, giornata di commemorazione ma anche di festa della liberazione e del ritorno alla vita.
Da tutti un richiamo alla necessità di non dimenticare e di conservare la memoria ed all’esigenza, attraverso di questa, di trasferire e far vivere le speranze ed i valori di coloro che hanno dato la vita per le loro idee e per la libertà.