di Michele Chicco
Re Artù e i cavalieri della tavola rotonda, Ginevra e Lancilotto, la spada nella roccia Excalibur, i misteriosi dèi sassoni Odino, Thor e Freya hanno da sempre stimolato la fantasia di molti artisti fino ai cartoons di Walt Disney. Il mitico re britannico ha anche ispirato il poeta inglese John Dryden e il compositore Henry Purcell, autori rispettivamente di libretto e partitura del King Arthur una sorta di opera Fantasy ricca di avventure e di sortilegi, che lunedì 16 novembre alle 21, con anteprima domenica 15 alle 18, inaugurerà la stagione 2015-16 della Stefano Tempia.
L’esecuzione nella sala grande del Conservatorio “Giuseppe Verdi” è affidata al Coro e all’Ensemble barocco dell’Accademia Stefano Tempia diretti da Dario Tabbia. Sulla scena anche i solisti Alena Dantcheva, Mariasole Mainini,soprani, Rossella Giacchero mezzosoprano, Elena Carzaniga, contralto, Gabriele Barinotto, tenore, Mauro Borgioni, basso.
Aspetto singolare di questa produzione è la concomitanza, a distanza di appena tre giorni, con l’allestimento al Teatro Regio dell’opera forse più famosa di Purcell, il Didone ed Enea, diretta da Federico Maria Sardelli.
Prima del concerto della Stefano Tempia brindisi inaugurale con i Maestri del Gusto Monteccone Cioccolato e l’Azienda vitivinicola Stefano Rossotto di Cinzano.
INFO: www.stefanotempia.it
Per l’inaugurazione della Stagione dell’Accademia Stefano Tempia abbiamo intervistato Dario Tabbia, che dell’Accademia è il Direttore di Coro.
Maestro Tabbia, dopo l’Haendel del 2009 e del 2013, ancora un’apertura all’insegna del repertorio barocco. Questa presenza di pagine della letteratura musicale barocca sono il sintomo di una nuova sensibilità del pubblico e delle realtà musicali torinesi? Una sorta di “rinascita barocca”?
Credo che la musica barocca stia riscuotendo un grande interesse ovunque, e in Italia ormai da un certo numero di anni. Merito di istituzioni musicali che ne hanno programmato l’esecuzione, di una vasta discografia disponibile, della sensibilità di alcuni teatri che hanno inserito certi titoli nelle proprie stagioni. Bastava farla conoscere insomma. Di fronte alla bellezza e all’importanza dei contenuti, nessuno si è mai mostrato indifferente.
Ultimamente ha realizzato un CD con il Coro da Camera di Torino di cui lei è direttore. Perché questo lavoro ha riscosso unanime consenso a Torino e in Italia?
Questo disco ha un titolo estremamente significativo e un poco provocatorio: “Made in Italy”. Si tratta di un progetto interamente dedicato a compositori italiani dal Rinascimento ai contemporanei. In un momento come quello attuale nel quale i repertori dei cori italiani sono sempre più inflazionati di musica straniera spesso di livello mediocre, abbiamo voluto far conoscere alcune bellissime pagine che meritano una grande attenzione. Il successo del disco, al di là dei meriti del coro, sta a dimostrare il valore assoluto di queste composizioni.
Lei dirige il Coro dell’Accademia Stefano Tempia dal 2011. Alcuni dei componenti non sono professionisti ma le performance artistiche del Coro sono di altissimo livello. Come riesce a coniugare le differenti preparazioni dei coristi ottenendo questi grandi risultati?
Nessuno dei coristi della Accademia Stefano Tempia è un corista professionista.Qualcuno ha alle spalle studi musicali ma non vocali. I risultati ottenuti sono semplice frutto di un lavoro serio e regolare, fatto di serietà e impegno pur nell’ambito di un clima squisitamente amatoriale nel senso più bello del termine. Le differenze tecniche dei componenti si amalgamano nell’istante in cui si lavora con lo stesso tipo di impegno per la riuscita di un progetto comune.