Con il concerto “All’ombra delle piramidi” ha preso il via questa sera Incanto Egizio, la rassegna organizzata da Sistema Musica per celebrare il bicentenario del Museo Egizio. Lo spettacolo fa parte anche del festival “Sotto lo stesso cielo. La musica che include”, ideato da Lingotto Musica e Fondazione Sermig, vincitore del bando “Torino, che cultura!” promosso dalla Città di Torino.
La millenaria civiltà dell’Antico Egitto ha sempre affascinato il mondo dell’arte, e il teatro d’opera non fa eccezione, con numerose opere composte dai più grandi compositori fin dagli esordi del genere. Così Haendel mise in scena Giulio Cesare in Egitto, da cui stasera abbiamo ascoltato “Non disperar, chi sa?” e “Se pietà di me non senti”. Alla fine del Settecento, Mozart inserì nel suo Flauto Magico – di cui sono stati eseguiti l’Ouverture e l’aria “O Isis und Osiris” – quel misticismo esoterico che la massoneria contrapponeva al razionalismo illuminismo. Rossini, invece, si lasciò ispirare dall’impresa di Mosè per il suo Mosè in Egitto – da cui è stato eseguito “Dal tuo stellato soglio” – in cui il profeta salva il popolo ebraico dalla schiavitù egiziana, guidandolo fino alle soglie della Terra Promessa. Dalla celebre Aida di Verdi, composta nel pieno dell’“egittomania” ottocentesca, alimentata dalle conquiste coloniali e dalle spedizioni occidentali in Africa, abbiamo ascoltato il Preludio, la Marcia trionfale e la Danza sacra delle sacerdotesse. Jules Massenet ci ha regalato l’esotismo musicale di Thaïs, con la splendida Méditation. Il concerto si è concluso con un tocco di modernità: brani dalla colonna sonora de La mummia – Il ritorno, composta dall’americano Alan Silvestri.
Sinfonie d’opera, arie e cori dalle opere dei compositori più celebri, interpretate dai Running Flutes, originale ensemble formato da ex allievi del Conservatorio, che li ha trascritti esplorando tutte le possibilità timbriche del flauto. L’organico dei Running Flutes, nati per iniziativa di Edgardo Egaddi e Antonmario Semolini, docenti di flauto traverso al Conservatorio di Torino, è composto da un numero variabile di strumentisti capace di rappresentare tutta la famiglia dei flauti, a cui si aggiungono un contrabbasso e le percussioni e all’occasione altri strumenti a fiato, pianoforte, canto e voce recitante. Compositori e arrangiatori contemporanei collaborano con i Running Flutes per trascrivere brani già esistenti – dalla musica classica a quella leggera, dal jazz alla musica popolare e latino-americana – e per crearne di nuovi, con l’intento di offrire al pubblico la più ampia gamma di profili musicali.
“All’ombra delle piramidi” è uno dei numerosi appuntamenti gratuiti, tra concerti, conferenze e flash mob, proposti dal festival “Sotto lo stesso cielo. La musica che include”. L’iniziativa, della durata triennale, ha l’obiettivo di promuovere azioni performative e divulgative che restituiscano alla musica il suo ruolo di stimolo alla partecipazione attiva “dal basso”, portando la cultura musicale oltre le sale da concerto e fino alle periferie. La prima edizione, intitolata “Consonanze dal mondo”, esplora il tema della multiculturalità in ambito musicale, viaggiando attraverso i suoni e le tradizioni dall’America Latina all’Australia, dall’Europa dell’Est ai ritmi africani e alle scale indiane. Il gran finale, domenica 13 ottobre, vedrà protagonista il celebre pianista iraniano Ramin Bahrami, vera star del festival, che esplorerà le origini musicali del mondo persiano insieme all’Orchestra Giovanile dell’Arsenale della Pace, composta da oltre settanta musicisti di diverse culture, diretti da Mauro Tabasso.