di Lucia Centonze in collaborazione con la redazione di Torino Click
Nell’ambito della XVIII edizione di CinemAmbiente – festival dedicato ai temi della natura, della salvaguardia dell’ambiente, della sostenibilità e dell’alimentazione – domani, mercoledì 7 ottobre, sarà proiettato alle 22,15 presso il Cinema Massimo, Contromano, primo lungometraggio di Stefano Gabbiani (http://contromanoilfilm.com/).
Il giovane regista torinese, laureato in relazioni internazionali, dopo un’esperienza in Irlanda, da diversi anni realizza lavori indipendenti nel campo delle arti visive che spaziano dai cortometraggi di finzione ai reportage in ambito sociale.
La tematica della bicicletta, trattata da Stefano Gabbiani, si inserisce perfettamente nel contesto sempre più in fermento di Torino; negli ultimi anni, infatti, nel capoluogo piemontese si è assistito al moltiplicarsi del numero di cittadini che scelgono di muoversi sulle due ruote, alla creazione di nuove piste ciclabili, al diffondersi del bike sharing comunale.
Ne abbiamo parlato con Stefano Gabbiani, regista di Contromano (nella foto).
Di cosa parla il lavoro con cui si presenta in concorso?
“Parla di due ciclofficine aperte negli ultimi anni in quella che per decenni è stata la città dell’auto, ovvero Torino. Il centro del racconto è la storia di persone che si sono reinventate tramite la bici”.
Perché ha scelto questo titolo?
“Perché i protagonisti hanno vissuto percorsi non proprio lineari, quindi controcorrente e ho usato il termine più diffuso nell’ambito della mobilità sostenibile contromano”.
Chi sono i personaggi del film?
“Si chiamano entrambi Alberto. Il primo ha aperto la sua ciclofficina dopo aver avuto una vita un po’ difficile, segnata da eccessi e dipendenze. Il secondo è un ragazzo laureato in filosofia, già padre di due bambini, che è stato un pilota di trial e poi ha deciso di intraprendere questo mestiere”.
Perché ha scelto questi temi? È appassionato di bici?
“Mi piace la bici come mezzo, perché è ecologica. Inoltre cercavo una storia che potesse rappresentare il cambiamento in corso della città e loro mi sono sembrati un bel simbolo”.
Quali sono le tematiche che fino a oggi ha preferito trattare?
“Ho parlato dei ragazzi della mia generazione, in particolare delle loro aspirazioni per il futuro. Ho anche girato un documentario di comparazione tra un’anziana e un’adolescente. Ho inoltre firmato alcuni spot”.
Cosa pensa di Torino come spazio creativo?
“ L’ambiente dell’audiovisivo è piuttosto dinamico ed è pieno di persone molto attive e creative”.
Qual è il suo rapporto con la città?
“Amore e odio: perché è una città che mi piace tantissimo, tuttavia non posso fare a meno di notare che potrebbe svilupparsi maggiormente dal punto di vista della mobilità sostenibile”.
In che zone è stato girato il lungometraggio?
“In due zone limitrofe: Vanchiglia e Vanchiglietta, due tra i quartieri più vivaci e in trasformazione ”.
Quali sono i suoi progetti per il futuro?
“Vorrei continuare questo percorso e magari anche fare un’ulteriore esperienza all’estero, in particolare sono attratto dall’Olanda, proprio per l’importanza data alla bici come mezzo di trasporto urbano”.