di Luisa Cicero
Insieme a Federica Galloni, nominata da poco alla Direzione Generale Arte e Architettura contemporanee e Periferie Urbane del MiBACT di Roma e intervenuta alla presentazione delle nuove 4 mostre al Museo Ettore Fico abbiamo parlato delle prospettive del mondo del contemporaneo.
Arte Contemporanea e Ministero. Ci sono delle novità all’orizzonte?
Ringrazio innanzitutto Torino, città d’arte contemporanea per l’accoglienza calorosa che mi ha riservato. Mi sento una privilegiata a essere qui oggi. Il mondo del contemporaneo nell’ambito del Ministero dei beni e delle attività culturali è sempre stato difficile e faticoso. Oggi finalmente la politica ha istituito una Direzione Generale specifica per arte, architettura contemporanea e periferie urbane, di cui sono responsabile. La nostra sfida sta proprio nell’abbinamento arte e periferia. Perché l’elemento trasversale che lega i due mondi che sembrano così distanti, ma che in realtà non lo sono, è proprio l’arte.
Quali le priorità della Direzione Generale?
L’agenda dettata dal decreto di riorganizzazione del Ministero è promuovere l’arte contemporanea in Italia e all’estero. Sembra poco, ma poco non è.
In che modo e con quali mezzi?
Credo che la ridefinizione anche concettuale del luogo della creatività abbinata al giovane artista sia a livello individuale sia a livello sociale è di per se un valore. Noi non potremmo trovare delle politiche per promuovere l’arte contemporanea fino a quando non riscopriremo questo valore singolo e la messa a sistema della creatività degli artisti. E ‘ un lavoro importante che andrà fatto in tutta Italia e con una particolare attenzione nelle regioni che hanno uno sviluppo più difficoltoso.
Quanto è importante la promozione della creatività?
È un valore indiscusso. Come lo è la formazione. Dobbiamo far conoscere i nostri artisti a livello internazionale e stimolare il confronto con i loro colleghi stranieri. Far uscire l’ambiente del contemporaneo dalla marginalità nella quale è stato relegato: l’Italia è straordinariamente travolta dal mondo classico. Per questo il contemporaneo ha avuto un’accezione un po’ di nicchia. Una conoscenza solo per persone di grande cultura. Io vorrei che diventasse un patrimonio anch’esso con un’identità nazionale ben definita. Cosa che nel nostro Paese non è ancora accaduto. Quali sono i mezzi? Quelli economici non sono di grande portata, il piano dell’arte eroga circa un milione di euro l’anno, ma hanno una grande capacità come per i progetto presentato qui al Mef di Torino.
La riforma museale?
Ieri il Ministro ha presentato il progetto per la riforma dei servizi aggiuntivi ai musei. Il sistema museale cambierà completamente. Il museo non sarà più soggetto legato strettamente alla tutela ma diventerà un luogo, come accade oggi qui al MEF, dov’è possibile passare un’intera giornata, mangiare, fare lezioni di yoga e tanto altro. Una scommessa nella quale io credo moltissimo.