di Raffaela Gentile
La Famija Turinèisa quest’anno spegnerà novanta candeline. Un traguardo importante che prese il via grazie all’intuizione di un gruppo di amici nel lontano 1925. La nascente associazione culturale si prefiggeva di tramandare alle nuove generazioni le tradizioni popolari torinesi.
Nel 1926 la Famija volle pertanto riprendere le antiche figure del Carnevale Piemontese e si adoperò perché Gianduja ne diventasse il simbolo. Da allora, pochi giorni prima dell’avvio dei festeggiamenti del Carnevale, si svolge in Comune la solenne cerimonia di investitura del personaggio che riceve l’onore di impersonare Gianduja.
Quest’atto notarile ne certifica l’impegno e affida il compito di promuovere le tradizioni popolari piemontesi a un uomo di comprovata onestà e virtù. Anche quest’anno la cerimonia che nomina il Gianduja ufficiale della Famija Turinèisa si svolgerà domani, venerdì 6 febbraio, alle 17.30 sotto le volte austere di sala delle Congregazioni a Palazzo civico.
La popolare maschera torinese, il cui nome deriva dalla locuzione Gioann dla doja ossia Giovanni del boccale (in riferimento al suo “debole” per il vino), sarà accompagnato dalla moglie Giacometta, la quale accompagna il suo consorte in tutte le occasioni ufficiali; il suo vestito, con copricapo di pizzo e tessuti damascati, rappresenta l’abito della festa delle fioraie piemontesi che tra fine ‘700 e inizio ‘800 distribuivano i fiori alla domenica davanti alle chiese.
A partire dal 1862, con la fondazione della Società Gianduja, la tradizione del Carnevale di Torino subisce una svolta decisa, che è ben riassunta nel motto “Ridet beneficando” (ridere fa bene) in cui si evidenziano le caratteristiche gioiose e spensierate associate alla beneficenza e al pensiero per i meno fortunati.
Aldo Rocchietti March, è ufficialmente dal 2014 il Gianduja in carica. Infermiere ora in pensione ha già ricoperto il ruolo di Gianduja dal 1999 al 2002.