La sfida di una visita educativa

di Mariella Continisio

Questa mattina una sessantina di studenti delle 3C e 3I della scuola media  Calamandrei di corso Benedetto Croce 17 e via Nichelino 7 hanno varcato i cancelli della FCA, Fiat Chrysler Automobiles, per visitare il comprensorio di Mirafiori, la cosiddetta “La città nella città”. Si tratta del progetto educativo “Mirafiori School Park” rivolto alle scuole torinesi per far conoscere alle giovani generazioni la grande trasformazione in atto in quell’area e l’importanza delle relazioni che questa parte urbana intreccia con il vissuto, il presente e il futuro di Torino.

A bordo di due minibus, i ragazzi dopo una tappa nella sede del gruppo  e la presentazione della storia dello stabilimento di automobili che, per anni, è stato il motore dello sviluppo di Torino e dell’Italia, hanno iniziato il lungo il percorso nell’impianto produttivo.

mirafiori

Gli studenti hanno scoperto una nuova città in cui c’è un area “Take away”, un servizio di ristorazione per i dipendenti e l’infermeria. Lungo il percorso hanno visto le infrastrutture: ponti, strade, rotonde, la ferrovia, la pista per testate le autovetture prodotte prima di metterle in consegna, che da corso Agnelli si estende fino a piazza Cattaneo e, dall’altra parte, in corso Tazzoli. E poi il rifugio antiaereo e la galleria che collega la  porta 2 con la produzione della nuova linea Levante. I vari tunnel che si vedono lungo il tragitto – hanno spiegato gli accompagnatori – sono utilizzati per il trasporto dei vari materiali per la produzione delle auto da una parte all’altra del comprensorio e le grosse tubature che si vedono servono per l’alimentazione energetica di tutto lo stabilimento. I ragazzi hanno visto il nuovo ingresso Maserati in corso Tazzoli, il Mirafiori Club: “E’ un percorso interessante – ha detto Giorgia – perché ho scoperto tante cose che prima non pensavo potessero esistere dietro ai questi cancelli. E’ proprio una vera città”.

“Mi sono resa conto che la FCA è una grande fabbrica che si sviluppa in tanti settori – ha raccontato Mascia -. E poi quello che mi ha colpito è che non è stata abbandonata e che si è trasformata nel tempo”.

“Non mi aspettavo che Mirafiori fosse così bello e pieno di sorprese e pensare che non avevo voglia di venire a fare questa gita” ha concluso Eliana.

Dopo una breve sosta al Mirafiori Motor Village i ragazzi sono giunti al polo della creatività della Cittadella del design e della mobilità sostenibile del Politecnico, dove prima di immergersi in una serie di attività con gli studenti universitari e andare a vedere la mostra itinerante sull’immigrazione “Binario18 – #StayHumanArt”, negli  spazi di TNE, Torino Nuova Economia, hanno incontrato l’assessore alle Politiche educative della Città, che ha spiegato loro il significato educativo del progetto. L’iniziativa è guidata da alcuni concetti chiave: le periferie come risorsa sociale e produttiva e l’immigrazione vista come occasione di ricchezza e speranza offerta dall’intreccio con nuove culture, il cambiamento e la trasformazione come capacità di visione del futuro.

Al tema dell’immigrazione si è richiamato Stefano Di Polito, regista di Mirafiori Lunapark, che per i ragazzi ha mostrato il trailer del suo film e uno stralcio del documentario televisivo di Luigi Comencini Bambini e noi, in cui intervistava, negli anni Settanta, alcuni ragazzi di via Artom e via Roveda a Torino. Immagini che hanno fatto rimbalzare sotto gli occhi dei ragazzi le precarie condizioni in cui vivevano le famiglie, giunte da poco tempo dal Sud nella nostra città. Un pugno nello stomaco che ha fatto capire agli studenti, in quali condizioni di povertà vivevano i loro nonni e i loro genitori, approdati nella città dell’industria. E per collegare il passato al presente Di Polito ha mostrato uno spezzone di uno sbarco di migranti e ha presentato Karam Mansur un giovane egiziano cha ha lasciato la sua terra per venire in Italia a bordo dei barconi della morte, dove ha rischiato di perdere la vita. Un testimone vivente dell’immane tragedia che attraversa il nostro Mediterraneo e tutta l’Europa. “La mostra è carina e i filmati erano interessanti. Quello che mi ha colpito di più è stato quello sull’immigrazione dal Sud del nostro Paese” ha spiegato Beatrice.