di Luisa Cicero
Si inaugura oggi, martedì 10 maggio, a Camera – Centro Italiano per la Fotografia la mostra Panorama di Francesco Jodice, a cura di Francesco Zanot.
La mostra del figlio d’arte (Mimmo Jodice) è una prima ricognizione sulla carriera del fotografo e filmmaker Francesco Jodice (Napoli, 1967) che presenta la più ampia selezione di opere mai raccolta in una singola esposizione ed esplora vent’anni del lavoro di questo artista eclettico il quale, proseguendo una propria investigazione dello scenario geopolitico contemporaneo e delle sue trasformazioni sociali e urbanistiche, utilizza tutti i linguaggi della contemporaneità, alternando fotografia, video e installazioni.
In equilibrio tra teoria e pratica, il modus operandi costituisce una parte cruciale di ogni progetto di Jodice, esprimendo una serie di tensioni e significati che a volte si ritrovano nelle opere concluse, mentre altre ne caratterizzano soltanto i preliminari. La personale racconta la processualità che anima il lavoro e la ricerca di Francesco Jodice: gli argomenti, le motivazioni e le riflessioni dietro la sua produzione permeano tutto l’impianto della mostra, coinvolgendo lo spettatore con un allestimento che pone al centro le procedure da cui ogni opera prende vita, lasciando emergere tutto ciò che precede e informa il risultato finale.Il suo è un lavoro di documentazione, espressione e comprensione delle mutazioni degli scenari – immaginari e reali – del mondo contemporaneo a cui Jodice restituisce lo suo status di forma di impegno sociale.
Partendo dalla quotidianità lui, viaggiatore instancabile, ci mostra un mondo al contempo lontano e vicino: le 150 diverse metropoli di What We Want, vero e proprio atlante fotografico sull’evoluzione del paesaggio sociale, iniziato nel 1996 e ancora in progress, hanno forse più similitudini che differenze; i cittadini pedinati di nascosto del progetto The Secret Traces (1997-2007) e i tre casi-studio di Citytellers (2006-2010), serie di film su alcuni emblematici contesti geopolitici globali; il lavoro Ritratti di classe (2005-2009) che costituisce una sorta di carotaggio sullo stato della cultura e della società italiana al giorno d’oggi, risolto attraverso il canone standard della fotografia scolastica di fine anno; The Room (2009-2016) afferma che si può imprigionare e raccontare un anno di vita del Paese attraverso pagine di quotidiani cancellate da uno strato di vernice nera, dove le poche parole risparmiate sono sufficienti a restituire la temperatura di un’intera epoca nel buio quasi totale della stanza; Solid Sea (2002), progetto realizzato in collaborazione con il collettivo di ricerca territoriale Multiplicity originariamente presentato a Documenta 11 e qui riproposto in un allestimento concepito ad hoc per la mostra, trasforma invece il Mar Mediterraneo in uno spazio solido e compatto, unico confine stabile in un’epoca segnata dai conflitti e dalle continue revisioni delle identità nazionali.In contemporanea a Camera sarà in esposizione Edward Weston. Il corpo e la linea. Ritratti di Edward Weston e disegni dei Minimalisti americani. Dalla collezione di Philip e Rosella Rolla.
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