di Mariella Continisio
Nel grande contenitore di AxTO, nell’asse scuola e cultura, trovano spazio i cortili scolastici, trasformati in spazi pubblici aperti al quartiere oltre l’orario scolastico. Da aree istituzionali i cortili diventano, ogni giorno, parchi gioco per le bambine e i bambini e un luogo privilegiato dove genitori e nonni possono incontrarsi, chiacchiere e socializzare.
Da sempre il sistema educativo torinese ha avuto una visione della scuola aperta alla città come incontro di saperi, dentro e fuori dall’aula, e come istituzione capace di essere centro di aggregazione del quartiere.
Hanno aperto i loro cancelli alle famiglie gli istituti: Pestalozzi, via Banfo 32, e Gabelli, via Santhià 25 nella Circoscrizione 6; De Amicis, via Masserano 4, e Gozzi-Olivetti, via Catalani 4 nella Circoscrizione 7. Sono aperti da marzo fino alla chiusura dell’anno scolastico. Riavviano le attività dopo le vacanze estive fino alla fine di ottobre dal lunedì al venerdì dalle 16.30 alle 19/19.30.
Il Consiglio Comunale ha approvato uno specifico regolamento (a Torino ci sono 200 cortili scolastici) per aiutare le scuole interessate ad aprire i loro spazi quando non ci sono attività scolastiche.
L’obiettivo dell’intervento, alla luce del gradimento di cittadini, è duplice. Sostenere le strutture già attive, potenziando le iniziative esistenti e quelle mirate all’inclusione sociale e alla realizzazione di nuovi modelli di welfare, che caratterizzino la scuola come centro civico e, contemporaneamente, individuare nuovi edifici scolastici, al fine di promuovere la nascita di altri centri capaci di diventare una risorsa, elemento propulsivo del quartiere in altre aree periferiche della città. In particolare, offrire luoghi sicuri di socializzazione per quanti vivono in quelle zone urbane oltre a innescare nuove forme di gestione condivisa degli spazi esterni delle scuole.
Partendo dai quattro plessi esistenti e ipotizzandone altri uno o due, si può stimare una ricaduta positiva tra i 7milae500 e 9mila bambini, ragazzi, educatori, famiglie e cittadini.
Tutti gli spazi aperti sono stati recuperati negli ultimi anni nell’ambito del progetto di riqualificazione dei cortili sviluppato dal Laboratorio Città Sostenibile dell’Istituzione Torinese per una Educazione Responsabile (assessorato all’Istruzione della Città), attraverso percorsi di progettazione partecipata con bambini e ragazzi.
I cortili – pensati per accogliere il gioco e la socializzazione – sono stati attrezzati per attività ludiche, per sedersi, chiacchierare, fare la merenda, per stimolare attività ricreative a sfondo didattico trasformandosi in “aule verdi”. Così le ragazze e i ragazzi della Gozzi-Olivetti possono giocare a basket, i bambini si divertono con la pallavolo alla Pestalozzi. Alla Gabelli è stata collocata una piastra, sulla quale sono stati allestiti i giochi della tradizione rielaborati dagli allievi attraverso la progettazione partecipata, mentre alla De Amicis si possono fare giochi di equilibrio.
Alberi e aiuole contribuiscono a rendere più piacevoli e freschi gli spazi dove la Città ha fatto sistemare sedie da giardino per poter accogliere i nuclei familiari che vi intendono sostare. Mamme, papà e nonni posso anche apprezzare le attività di giardinaggio proposte dagli insegnanti. In via Santhià è stata recuperata una struttura storica che aveva ospitato un roseto, sotto il quale le bambine si intrattenevano per imparare a cucire. Tornata agli antichi splendori, al suo interno, sono state piantate rose senza spine. E poi c’è l’orto accessibile anche ai bambini diversamente abili, che gli allievi irrigano con l’acqua piovana raccolta in appositi serbatoi.
Anche in via Masserano 4 si svolgono attività nell’orto del cortile, curate dagli insegnanti che coinvolgono i giovani studenti attraverso progetti didattici che, ad anni alterni, privilegiano piante da fiore oppure ortaggi come cavoli, pomodori, erbe aromatiche.
Il progetto “Cortili aperti” è stato realizzato insieme alle Circoscrizioni e alle istituzioni scolastiche.
“Si tratta di un’iniziativa all’avanguardia – precisa Pier Giorgio Turi, coordinatore del progetto – che consente un uso sociale dei cortili scolastici come bene comune, una buona pratica che si può estendere anche ad altre realtà”.