Fino al 16 aprile 2023 lo Spazio Scoperte dei Musei Reali, in piazzetta Reale 1, ospita la mostra “Rembrandt incontra Rembrandt” che presenta il capolavoro dell’artista raffigurante “La cena di Emmaus”, conservato presso il Musèe Jacquemart-Andrè di Parigi, concesso in prestito grazie alla consueta policy di scambio dei Musei Reali con importanti istituzioni italiane ed europee.
E’ l’occasione di mettere a confronto e in dialogo il dipinto francese con “Il ritratto del vecchio dormiente” della Galleria Sabauda, uno dei rarissimi quadri del maestro olandese presenti nelle collezioni nazionali italiane. In mostra saranno anche presentati disegni e incisioni di Rembrandt provenienti dalla Galleria Sabauda e dalla Biblioteca Reale.
“La cena di Emmaus” raffigura un momento preciso del Vangelo di Luca in cui i due discepoli di Gesù Cristo, subito dopo la sua resurrezione, riconoscono il Maestro nel loro commensale a Emmaus. “Allora si aprirono i loro occhi e lo riconobbero: ma lui sparì dalla loro vista”(Luca 24,13 seg.). L’episodio evangelico era stato già più volte rappresentato nella pittura sacra, ma
Rembrandt ne dà una versione nuova: Gesù infatti, benché posto in primo piano, è visibile solo come sagoma in ombra perché la luce, secondo l’artista, deve investire chi ha la capacità di riconoscere facendone quindi un illuminato.
Rembrandt ci mette di fronte al mistero, perché l’effetto di controluce riesce a conferire all’immagine del Risorto sia un’attestazione di presenza che, una sorta di invisibilità.
Qui il chiaroscuro la fa da soggetto. Il chiarore che il quadro emana è debole: giunge da una candela nascosta dalla figura di Gesù che si staglia davanti ad essa, e la sua debole luce è riflessa da un muro giallastro, dal discepolo con le vesti dimesse che gli sta di fronte e da una piccola porzione della tovaglia.
Tutto il resto, salvo un retrocucina a malapena illuminato da un’altra piccola candela, è immerso nell’oscurità. L’artista coglie come in un’istantanea la reazione dei personaggi: non appena il discepolo di destra mostra con il suo spavento, di aver riconosciuto il Cristo, quello di sinistra già si è gettato ai suoi piedi.
La sedia rovesciata, la coppa vacillante, il tovagliolo spiegazzato e il coltello in equilibrio sul bordo del tavolo: tutto dimostra come il pittore abbia saputo fissare la “durata” nell’ “istante”.
Per Rembrandt la sfida -assolutamente vinta -è stata quella di far emergere ciò che appare incredibile, di rendere visibile ciò che, stando al testo stesso di Luca, può essere colto soltanto con gli occhi della fede.
Nel “Ritratto di vecchio dormiente”, invece, Rembrandt dipinge la figura di un uomo assopito accanto a un fuoco acceso, come probabile allegoria del vizio dell’accidia.
E’ tramite una eccezionale resa della luce che il corpo del protagonista emerge dal fondo scuro in cui si intravedono solo pochissimi oggetti.
La descrizione minuta e precisa dell’interno di un’ abitazione assai modesta lascia trasparire tutta la forza della pittura fiamminga, votata costantemente a una resa dettagliata della realtà.
Info: www.museireali.beniculturali.it
di Antonella Gilpi