La musica con la sua forza dirompente permette di oltrepassare le sbarre, mentali e fisiche del carcere e le parole si accompagnano a essa, per arrivare dove pregiudizi e chiusure sociali non consentirebbero. La profondità ed efficacia del progetto “Musica dentro” condotto da Cinzia Morone e Marco Raiteri è raccolta nell’omonimo libro edito da Impremix edizioni visual grafika.
Il volume, accompagnato da un dvd, rappresenta un percorso fatto di parole e di note avvolgente ed emozionante che ha avuto il suo culmine nello spettacolo messo in scena sul palco del teatro del carcere, con la partecipazione dei detenuti, dei cittadini, degli operatori giudiziari poco meno di un anno fa. Fil rouge, la musica di De Andrè, la sua attenzione per gli ultimi, per coloro che lottano contro le difficoltà, per quella seconda possibilità spesso negata da pregiudizi.
Se ne parlerà mercoledì 16 settembre, alle ore 18, nel giardino del Mausoleo della Bela Rosin, in strada castello di Mirafiori 148/7 a Torino nell’incontro “Musica dentro” patrocinato da Città di Torino e Biblioteche civiche torinesi.
“Essere sconfitti significa non affrontare i propri errori – osserva Marco Raiteri, avvocato e direttore artistico del gruppo Fabrizio De Andrè Remember 2.0 – e le detenute del carcere femminile rivendicano il loro diritto a essere diverse, a trasformarsi in donne in grado di amare come nessuna prima per essere, forse solo per un istante, un sogno sulle note di Franziska”.
“Ricordo lo spettacolo, al quale l’audiolibro si riferisce, con molta emozione – spiega Cinzia Morone, responsabile culturale e ideatrice del Progetto Musica “Dentro” nella casa circondariale Lorusso e Cutugno –. Quindici detenute sono salite sul palco con noi, ciascuna con un proprio ruolo: come voce recitante, o per introdurre le tematiche che sarebbero state affrontate, o per implementare la scenografia con cartelloni ed espressioni. Hanno portato la testimonianza di vita, di espressione, di voglia di riscatto con le quali abbiamo condotto insieme questo progetto. La musica e la poesia sono intese come veicolo emozionale per portare fuori quello che si ha dentro il cuore quando si è ‘dentro’ il carcere”.
Il lavoro artistico, la condivisione di un percorso creativo ha permesso alle donne carcerate di rafforzare legami e lenire solitudini. Famiglie, figli, sentimenti, amori, dolori, passioni, nostalgie, ricordi, pentimenti, rabbia. Nel libro c’è tutto questo, e di più. Ci sono le donne, con tutta la loro potenza.
“L’esperienza del laboratorio di lettura con le esercitazioni è stato per loro stimolante e le ha incoraggiate a porsi risultati sempre migliori – prosegue Morone –. Ciò che otteniamo attraverso questo impegno è la messa in gioco della persona, la riscoperta del suo valore”.
Il carcere attraverso questo progetto diventa dunque “rieducante” per riappropriarsi di una vita nella quale si è inciampati, una o più volte. E’ la possibilità, per mettersi in gioco con attività creative ma di misurarsi con i propri sentimenti, ed è quello che viene raccontato attraverso le poesie e le emozioni delle autrici detenute.
Soprattutto dà la possibilità a chi è fuori di entrare e di comprendere come ‘dentro’ ci sia chi lavora e che si impegna per meritare il ritorno alla propria libertà.