L’incendio dell’11 aprile 1997 non aveva nemmeno risparmiato l’altare di Antonio Bertola all’interno della Cappella della Sindone.
Mercoledì 13 luglio alle 11 , i Musei Reali presenteranno il restauro della raggiera sull’altare della Cappella della Sindone.
Tutto il rifacimento sia dell’altare che della Cappella è stato possibile grazie al Ministero della Cultura con il sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo, della Fondazione La Stampa-Specchio dei Tempi e della consulta della Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Torino. La raggiera, inoltre, è stata realizzata in collaborazione con la Fondazione Teatro Regio di Torino ed è stata allestita con il contributo dell’impresa Salvatore Tonga Srl.
L’altare della cappella della Sindone commissionato dal duca di Savoia Vittorio Amedeo II è stato progettato dall’ingegnere e matematico Antonio Bertola tra il 1688 e il 1694 per accogliere la Santa Sindone conservata nell’urna centrale dal 1694 al 1993.
Il suo impianto si adatta alla forma circolare della Cappella e presenta due fronti, uno rivolto verso il Palazzo Reale e l’altro verso la Cattedrale.
Simile a un gigantesco reliquiario, l’altare è in marmo nero di Frabosa arricchito da decorazioni e sculture in legno dorato che risplendono nella penombra dell’aula centrale.
Benché non si conoscano i disegni di questo progetto è molto probabile che la struttura rifletta il pensiero scenografico di Guarino Guarini, che precedeva l’inquadramento del centro della loggia che si affaccia sul Duomo come fulcro prospettico per chi dalla navata volge lo sguardo verso il Palazzo Reale.
L’intervento di restauro affidato al Consorzio San Luca di Torino ha portato anche a integrare le parti lapidee e quelle lignee e a ricollocare nella loro posizione originaria gli apparati decorativi scultorei scampati all’incendio in quanto ricoverati nell’attigua Sacrestia. In ultimo sono stati ricollocati gli arredi sacri.
A completamento si sono ricostruite anche le balaustre in legno dorato dei tre coretti della Cappella anch’esse completamente distrutte dall’incendio.
Di Antonella Gilpi