di Mariella Continisio
Dodici scuole di Torino, a partire da quest’anno, sperimenteranno nella loro programmazione le unità didattiche di apprendimento per valorizzare la figura femminile. La scuola è un canale in cui passano nel linguaggio e nei libri di testo molti riferimenti e simboli che escludono e, dunque, tolgono valore allo sguardo femminile nella storia, nelle scienze, nell’economia, nella letteratura, nelle arti. Una visione che viene oscurata da un idioma falsamente neutro, ma che nasconde una cultura orientata al maschile. La costruzione della programmazione didattica sulla differenza di genere prevede il rispetto di alcuni elementi: linguaggio sessuato, centralità della relazione tra insegnante e allievo, genere come costruzione sociale per smontare gli stereotipi che sono gabbie in cui restano prigionieri le ragazze e i ragazzi. E’ necessario, invece, dare loro riferimenti anche al femminile: non ci sono solo grandi uomini che hanno fatto la storia, scoperte scientifiche, cambiato la società, ma anche donne che meritano di essere citate.
Il progetto destinato agli insegnanti è stato realizzato grazie al lavoro di 18 docenti di scuole di vario ordine e grado nell’ambito di una commissione istituita da Iter (Istituzione Torinese per una Educazione Responsabile che si occupa di linguaggi educativi extra curricolari nelle scuole), in collaborazione con associazioni femministe. Questa mattina l’iniziativa è stata presentataai dirigenti e agli insegnanti di tutte le scuole di Torino da Mariagrazia Pellerino, assessora alle Politiche educative della Città di Torino.
“La collaborazione ha portato alla stesura di un progetto educativo che promuove la consapevolezza della differenza sessuale: gli esseri umani non sono neutri, ma donne e uomini, da riconoscere e valorizzare attraverso relazioni rispettose dell’alterità e della singolarità di ciascuna/o, per favorire la crescita umana, culturale e civile di tutti, bambine e bambini, ragazze e ragazzi, adulte e adulti” , ha spiegato Pellerino.
Nel corso della mattinata sono stati presentati alcuni esempi. Si può partire dall’abito per parlare di trasformazione, dell’ambiente della fabbrica e del suo contesto territoriale, dell’organizzazione del lavoro, delle competenze e dei ruoli considerando quelli maschili e femminili. Un’altra possibilità può essere la relazione tra l’abito e l’arte, per scoprire che il gruppo tessile Gft aveva inventato la taglia degli indumenti che indossiamo e poi partire dal tema della misura come pratica di lavoro, del consumismo e del riciclo quando gli abiti non si mettono più, delle storie delle donne che hanno lavorato in quel gruppo, le cui interviste sono custodite nell’archivio di Stato di Torino. E ancora parlare degli stereotipi nella società e nella famiglia e arrivare alla conclusione che tutti possono fare tutto, anche le scienziate: cruciale in questo senso è il compito degli insegnanti nell’indirizzare le ragazze e i ragazzi nei vari percorsi di studio e aiutarli a scoprire i propri talenti.
Questo progetto si pone l’obiettivo di superare la formazione degli adulti “classica e generalizzata, per favorire la presa di coscienza, da parte dell’insegnante, del proprio vissuto personale e per trasformare questa consapevolezza in intenzionalità educativa che esclude la neutralità del sapere”, ha spiegato Pierangela Mela, coordinatrice della Commissione di studio sulla Differenza di genere di Iter. “Abbiamo raccolto le buone pratiche in cui sono stati sperimentati modi alternativi di fare didattica: da qui si può partire per mostrare in modo diverso la valorizzazione femminile”.
Si tratta del secondo tassello di un piano più ampio che ha visto nella sua prima fase la realizzazione di percorsi rivolti alle classi della scuola elementare e media (inseriti all’interno della programmazione Crescere in Città) che, anche in quest’anno scolastico, affrontano con diversi programmi i temi della pedagogia della differenza di genere. Fabrizio Manca, Direttore Generale dell’Ufficio Scolastico Regionale ha espresso il suo apprezzamento per il progetto sia per il tema che ha una forte valenza educativa: “abbraccia il tema dell’educazione civica, della cittadinanza e della legalità. Spesso la mancanza di rispetto dell’altro – ha sottolineato Manca – travalica il limite e arriva alla violenza” ,ma anche per il metodo “peer educational di collaborazione tra insegnanti che sviluppa tecniche e forme di collaborazione nuove che potrebbero essere replicate. Per questo abbiamo deciso di promuovere e sostenere questa iniziativa della Città di Torino.”
Le modalità di sperimentazione nelle classi delle unità didattiche di apprendimento saranno concordate con l’Ufficio Scolastico Regionale attraverso uno specifico accordo.