La realizzazione in una grande città come Torino di un jazz festival con un programma diverso dagli stereotipi, dove gli artisti del territorio suonano insieme ai musicisti internazionali, dove il biglietto d’ingresso è estremamente accessibile e il vero protagonista è il pubblico potrebbe sembrare un’utopia, invece è una realtà.
Lo dimostra il successo ottenuto lo scorso anno dal Torino Jazz Festival, dai suoi musicisti, dai suoi operatori e dagli spettatori. A essere premiato, nel 2018, è stato soprattutto il pubblico perché abbiamo dato vita a un festival creativo, non commerciale, in grado di far conoscere a tutti quella che è considerata come la musica fondamentale del Novecento, il jazz. Crediamo che i caratteri distintivi di questa manifestazione si esprimano nella preminenza dei luoghi e dei gruppi di lavoro stabili, nelle produzioni originali frutto di residenze artistiche, nell’attenzione al sociale, nell’alta caratura qualitativa equamente distribuita tra teatri e jazz club e nell’estrema varietà stilistica.
Noi jazzisti abbiamo sempre desiderato che il festival della città riconoscesse il nostro lavoro. Le collaborazioni del territorio con il resto del mondo vengono proposte anche nei club, dove capita di accogliere grandi personaggi stranieri che suonano con musicisti torinesi.
Diego Borotti e Giorgio Li Calzi