Potenziare i servizi di accoglienza per le persone senza dimora durante i mesi più freddi dell’anno e, non solo per la stagione invernale, aumentare la capacità di risposta alle necessità di quella parte della popolazione cittadina più fragile economicamente e socialmente. Di fatto, proponendo soluzioni temporanee che consentano di aiutare, tanto le singole persone quanto le famiglie nel loro complesso, a superare i momenti più difficili e a intraprendere un percorso che abbia come traguardo l’uscita dalla condizione di marginalità e la riconquista dell’autonomia economica e abitativa.
Questo l’obiettivo del “Piano di contrasto alle povertà al disagio sociale 2018-2019”, varato dalla Città di Torino e attuato dall’assessorato alle Politiche sociali e alla Casa, in collaborazione con l’Arcidiocesi del capoluogo piemontese, la Caritas diocesana, il Terzo settore, l’Asl Città di Torino e il sostegno della fondazione di origine bancaria, Compagnia di San Paolo, soggetto attivo nello sviluppo di nuovi modelli di welfare locale e delle politiche ad essi collegate, mettendo a fattore comune competenze e servizi complementari e condividendo strategie che riescano ad andare anche “oltre l’emergenzialità” dell’azione in sé.
“Al centro della nostra azione c’è la persona, il che significa avere un approccio che non è di sicurezza, per questo ribadiamo che il Daspo urbano non è per noi una soluzione – ha sottolineato Chiara Appendino, sindaca di Torino -. Il nostro impegno va nella direzione di creare percorsi di autonomia, di trovare soluzioni strutturali per dare dignità alle persone che vivono in povertà. Per fare questo è importante coprogettare per rendere ciascuno di noi più responsabile nella grande sfida che tutti insieme dobbiamo affrontare per combattere la povertà e farlo con orgoglio perché Torino ha un tessuto sociale solidale, che affonda le radici nella sua storia, una spetto non secondario in questo periodo storico”.
Se è senza dubbio uno degli obiettivi del “Piano” quello di rispondere ai bisogni primari (un letto e un pasto caldo) delle singole persone che vivono in strada e che, proprio quando le temperature si avvicinano o scendono sotto lo zero, ne hanno più necessità, lo è altrettanto offrire loro la possibilità di seguire percorsi di reinclusione e anche occuparsi delle famiglie che, per diversi motivi (come la perdita del lavoro e di conseguenza del reddito e della casa), vivono in condizione di grande difficoltà.
Proprio pensando a soluzioni che, almeno temporaneamente, potessero attenuare il disagio abitativo di questi nuclei e fornire loro un’opportunità per iniziare a riprogettare il proprio futuro, è stata ristrutturata lo scorso anno una porzione di ‘Casa Farinelli’, una ex sede dei servizi sociali in via Farinelli, e quest’anno viene messo a disposizione un altro piano dell’edificio. Ciò consente di offrire ospitalità temporanea a una ventina di famiglie (60 persone) sfrattate e in difficoltà economiche. Ma “Casa Farinelli” non è un progetto che assicura solo un luogo dove abitare: sono infatti previste anche misure di sostegno al reddito, come il lavoro accessorio, attività di volontariato a beneficio dei residenti della struttura, dalle pulizie all’aiuto nell’accudire i figli.
Questa, come iniziative analoghe, permette di aumentare l’offerta a Torino di soluzioni abitative temporanee riservate a famiglie fragili e senza casa e, soprattutto, di tenerle unite.
A proposito di progetti che vanno oltre la proposta della sola ospitalità, l’applicazione del modello “housing first” nella nostra città permetterà nei prossimi mesi a 50 homeless di trovare un’abitazione stabile e compiere passi importarti verso il ritorno a una vita
“normale”, senza seguire il più tradizionale percorso di reinclusione sociale “a gradini”, cioè mediante passaggi progressivi in strutture collettive di accoglienza temporanea con percorsi di reinserimento curati dai servizi sociali.
Per quanto riguarda invece la prima accoglienza per i senza dimora, il pacchetto di interventi prevede, da dicembre a marzo, l’aumento dei posti letto nei centri di ospitalità notturna, con l’ampliamento dell’orario di apertura, dalle 17 del pomeriggio alle 9 del mattino, l’allestimento di strutture temporanee di accoglienza, una maggiore attività di monitoraggio e assistenza in strada e il coinvolgimento di realtà del Terzo settore nell’offerta di soluzioni abitative temporanee a cui si affiancano attività di inclusione sociale.
Più nello specifico, integrando quanto è già garantito durante tutto l’anno dai servizi comunali e dalle rete cittadina di realtà del volontariato e del privato sociale, il “Piano di contrasto alla povertà” prevede l’allestimento di una struttura temporanea di accoglienza (costituita da moduli abitativi in grado di garantire ospitalità fino a 100 persone) nel parco di Piazza d’Armi, all’interno dell’area sosta di corso Monte Lungo, in una zona semicentrale della città e dunque più facilmente raggiungibile di quella allestita fino allo scorso anno nel Parco della Pellerina.
A questa, in caso di eccezionali condizioni di maltempo, potrebbe aggiungersi un’altra struttura di accoglienza notturna di emergenza gestita dalla Croce Rossa Italiana e dalla Protezione Civile.
Inoltre, l’Arcidiocesi, tramite la Caritas diocesana, mette a disposizione, complessivamente, un altro centinaio di posti letto in diverse strutture residenziali della rete ecclesiale torinese, o ad essa affidate. In queste strutture la stessa Caritas provvede anche alla fornitura dei pasti serali per gli ospiti.
Per altre 45 persone è il complesso della Piccola Casa della Divina Provvidenza (il Cottolengo) a offrire accoglienza e assistenza.
Tra le altre cose, il “Piano” individua anche la possibilità di dare corpo a progetti di ospitalità temporanea della durata massima di dodici mesi, con l’ospitalità in strutture residenziali o in alloggi di associazioni, onlus o anche privati ma comunque gestiti da realtà del volontariato o del privato sociale.
Infine, è previsto anche il rafforzamento delle attività svolte in strada per i senza dimora (salgono infatti a due gli equipaggi della Boa Urbana Mobile, il servizio itinerante notturno che contatta, monitora e offre assistenza) e l’apertura anche il sabato e la domenica dell’ambulatorio sociosanitario “Roberto Gamba” di via Sacchi 49, a poche centinaia di metri dalla Stazione ferroviaria di Porta Nuova, gestito in collaborazione con l’Asl Torino.