di Mauro Marras
Quasi ogni notte, da sabato scorso, si apre alle sette della sera e si torna a casa alle sette di mattina del giorno dopo. Maria è quasi sempre lì, in un teatro dell’umanità torinese dove persone di tutti gli strati sociali si incontrano per combattere la loro battaglia contro un nemico potente, in questi giorni di fine inverno: la battaglia contro il freddo.
La vecchia stazione di Porta Susa è ancora un luogo di passaggio: passano i senza dimora, per un pasto e un letto caldo, passano i volontari che si occupano di loro e passano tanti cittadini animati dalla solidarietà: sono i più riservati, arrivano con qualcosa da offrire e vanno via subito, quasi per non disturbare.
È cresciuto il numero dei senza tetto ospitati ogni notte in questo punto di accoglienza notturna per senza dimora allestito, di corsa e con cura e professionalità, per l’emergenza freddo. La notte scorsa, 55 persone, di cui quattro donne, hanno trovato un riparo dalle rigide temperature della notte e dalla neve, che ha iniziato a cadere a notte inoltrata; la sera di sabato scorso, primo giorno di apertura, erano 15, di cui due accompagnate dal proprio cane.
“A Porta Susa si presentano, durante la notte, famiglie, gruppi di ragazzi, associazioni di volontariato, singoli cittadini armati di cibo e abbigliamento, coperte e sacchi a pelo”, spiega Maria, agente di Polizia municipale in servizio nella protezione civile. Tutti la chiamano così, in stazione: semplicemente Maria. “Dopo 25 anni passati in strada con le pattuglie, ti basta guardare negli occhi le persone per capirle, per creare un contatto. Gli occhi sono lo specchio dell’anima, capirlo e viverlo ogni giorno, guardare negli occhi i volontari e gli ospiti notturni mi rende più semplice e gratificante essere qui”.
“Stanotte sono passate tre mamme con le figlie adolescenti, con due taniche di the e due sacchi a pelo nuovi – racconta Maria -. Lo fanno anche per instillare nelle figlie il valore della solidarietà. Una vecchia signora è arrivata con tre vassoi colmi di panini. Li ha lasciati all’ingresso dove si stavano registrando gli ospiti, ed è andata via senza fermarsi. Un gruppo di ragazzi del Politecnico ha portato abiti e ha lasciato il numero di telefono, da usare qualora servisse qualcosa. Molti lasciano un recapito, oppure telefonano per sapere se possono essere utili. Noi raccogliamo tutto e subito lo cataloghiamo, così da essere pronti a consegnare una sciarpa se serve una sciarpa, o una coperta, o un panino”.
In stazione sono sempre presenti i presidi della Protezione civile e della Croce Rossa. La Cri si occupa di registrare gli ospiti della notte, prendere il nome all’ingresso prima di entrare. Insieme a loro ci sono gli “Psicologi per i popoli”, presenti nelle ore serali, che parlano con i senza dimora per capire e raccogliere il loro disagio. Alla sera e al mattino sono presenti agenti di Polizia municipale, per valutare eventuali criticità e per accompagnare il flusso di entrata e di uscita, mentre per tutta la notte è garantito l’apporto della Centrale operativa di via Bologna.
Altre associazioni di volontari sono tra gli “azionisti” benefattori. Tra questi, Casa Oz ha portato cibo, così come i City Angels, armati di vassoi di panini e brioche, usate poi al mattino per servire la colazione. La San Vincenzo manda un volontario a vedere cosa serve ed eventualmente fa avere il suo importante apporto. E anche la Comunità di Sant’Egidio ha fatto la sua parte, portando un po’ di cibo per gli ospiti. “Molti cittadini ci tengono a fare qualcosa, a dare solidarietà, ma non vogliono apparire”, conclude Maria. Un corteo silenzioso ma pieno di umanità, quello che scalda le notti di Porta Susa.