di Luisa Cicero
Si inaugurerà stasera e rimarrà aperta fino al 22 aprile prossimo al Museo Ettore Fico la mostra ‘Filippo de Pisis. Eclettico connoisseur fra pittura, musica e poesia’ a cura di Elisa Camesasca, Paolo Campiglio e Maddalena Tibertelli de Pisis in collaborazione con Associazione per Filippo de Pisis.
Le circa 150 opere in esposizione – dipinti e disegni – pongono l’attenzione sull’arte e la cultura dell’artista: la sua inclinazione poetica, la passione antiquaria e collezionistica, il mondo musicale della lirica, l’indole del botanico naturalista e l’amore per il museo e le civiltà del passato. Costanti, che lo hanno accompagnato per tutta la vita creativa, tappe fondamentali, cardini attorno a cui si snoda il suo maggiore impegno nella pittura.
Il percorso della mostra è articolato in sezioni – poesia, natura, le avanguardie, l’arte antica e contemporanea, la musica, lo studio, l’ambiente di Parigi, paesaggi come luoghi dell’anima – attorno alle opere depisisiane si potranno ammirare molti lavori di altri autori.
Dal confronto con i contemporanei de Chirico, Savinio e Carrà, in gioventù egli focalizza la propria attitudine a collezionare il mondo come pratica cosciente di riflessione metaforica e metastorica, in senso metafisico. Dall’incontro con la passione pittorica di Soutine, con il pastello rapido di Toulouse-Lautrec, riceve a Parigi lo stimolo per svincolarsi dalla lezione di Manet, pittore a lungo amato in gioventù e da sempre ritenuto un modello, e per approdare al libero segno sulla tela, a quella libertà espressiva che negli anni Trenta preannuncia gli esiti di certa pittura informale.
Il dialogo con le fonti artistiche, la frequentazione dei musei europei, la pittura dei contemporanei, lo portano a elaborare un personale approccio alla tela che rimarrà negli anni inconfondibile, come una cifra indelebile nella storia dell’arte italiana del Novecento.
Sezioni della mostra:
Poesia
La passione per la poesia è resa attraverso il singolare e unico rapporto intercorso tra de Pisis pittore e “poeta” ed Eugenio Montale, poeta e “pittore” alla maniera dell’amico. Sono esposte in questa sezione le raccolte di poesie di entrambi, le testimonianze epistolari e pittoriche di uno scambio continuo di doni che ha caratterizzato il rispettivo percorso creativo. Una fra le opere pittoriche più significative è la grande tela de il Beccaccino (1932), proveniente dalla stessa collezione di Montale e donata da de Pisis all’amico.
Natura
Una passione che ha trovato uno sbocco nel tema tipicamente depisisiano dei fiori recisi, esemplificata da una selezione di fogli dell’erbario giovanile che l’artista aveva raccolto con intento speculativo e donato all’Orto Botanico dell’Università di Padova, e da una selezione raffinata di oli e acquerelli. Sono esposte opere come Dalie e gladioli (1933) evidenziano l’ambiguità della passione per i fiori, la sensualità legata all’attimo e la consapevolezza della caducità della bellezza. Il Paravento delle tre stagioni (1941) e La foglia nella tempesta (1940) costituiscono le testimonianze estreme di un rapporto costante con la natura come generatrice di vita o dispensatrice di morte.
Le avanguardie
In particolare il suo sguardo va al Dadaismo, in contatto epistolare con Tristan Tzara, al Futurismo, in rapporto a Depero, e alla Metafisica, di cui si sente partecipe fin dalle origini ferraresi del movimento nel 1917, in stretta amicizia con de Chirico, Savinio, Carrà. Ne sono testimoni opere come Natura morta isterica (1919) o Papier collé (1920) un raro collage degli esordi. La sezione sviluppa soprattutto il rapporto con il Maestro della Metafisica, con cui de Pisis ha intessuto un’amicizia duratura attestata da un giovanile Ritratto de Chirico che l’artista ha sempre conservato tra le proprie carte. Rilevante, in questa sezione, è il raffinato Paesaggio metafisico (1923) che rivela come le geometriche asprezze dell’amico siano metabolizzate in uno stile personale che punta alla dolcezza espressiva e alla sintesi visiva.
Arte antica e contemporanea
Il nucleo della mostra è costituito da opere di de Pisis poste in dialogo con gli autori che egli ha sempre considerato i suoi modelli, a cui sovente si rivolge con specifici “omaggi”. Omaggio a Michelangelo (1928) evidenzia la tragicità della scultura lapidea del Genio del Rinascimento. È il museo, del resto, a sostanziare i percorsi di de Pisis, dai Musei capitolini di Roma, al Louvre, alla Tate Gallery di Londra, in cui egli prende appunti visivi importantissimi per i suoi dipinti, attestati in mostra da una serie di disegni tratti da capolavori dell’arte antica. Da un Cristo attribuito al Sodoma visto alla Tate nel 1935 egli trae spunto per un volto in cui il dramma è sintetizzato in pochi tratti. A Milano, nelle sale della Pinacoteca di Brera, vedono la luce gli schizzi come Studio da Tiziano (San Girolamo penitente); Studio da Solario (Testa di giovane); Studio da Bononi (Testa di San Francesco); Studio dal Tiarini (Decollazione del Battista). Anche gli omaggi ai contemporanei sono frequenti, esemplificati da opere dell’autore in dialogo con rare tele di Scipione, Arturo Tosi, Felice Casorati.
La musica
Particolare attenzione è posta al rapporto con la musica e il teatro, specificamente con l’opera lirica, tanto amata dal Maestro ferrarese. La sezione raccoglie una selezione di libretti originali appartenuti al pittore, in dialogo con note opere come La perla. Omaggio alla Duse (1943) e Suonatore di flauto (1940) in cui l’artista sembra interpretare sulla tela la classicità della recitazione dusiana o la commistione tra elementi arcadici e musica contemporanea.
Lo studio di de Pisis
Lo studio del Maestro da lui chiamato anche “camera melodrammatica” è, di volta in volta, trasferito nelle varie città in cui l’artista ha vissuto: questo spazio è il luogo delle collezioni di oggetti d’antiquariato e di quadri di pittori antichi, una sorta di fusione tra la Wunderkammer per la raccolta di oggetti ispiratori e la garçonniere per gli studi di nudo maschile. Una serie di chine su carta di nudi maschili – tra cui Nudo maschile sdraiato (1931) e Nudo (1934) – rispecchia l’aspetto sottilmente erotico dello sguardo di de Pisis. Una scelta di opere antiche appartenute alla sua collezione rivela inoltre la sua passione di fine conoscitore: artisti minori del Settecento ai capolavori del grottesco Pietro Della Vecchia, pittore del Seicento veneziano, di cui l’artista ama il realismo crudo e ambiguo.
L’ambiente di Parigi
Nel periodo parigino l’esilio volontario di de Pisis dall’Italia fascista non ha il sapore di una fuga definitiva. Nella Ville Lumière egli ritrova il gruppo di artisti italiani denominati Italiens de Paris. In questa sezione, opere di Tozzi e de Chirico, accompagnano la produzione di de Pisis. Una rara testimonianza della collaborazione con gli amici italiani è la cassetta da viaggio che conteneva il pappagallo di de Pisis di nome Cocò, che l’artista per scherzo fa dipingere ai suoi colleghi, tra cui Campigli, Tosi e de Chirico.
Paesaggi come luoghi dell’anima
Il paesaggio urbano en plein air rappresenta la dimensione in cui il pittore dà sfogo al suo desiderio di abbracciare il mondo in ogni sua manifestazione.
In questa sezione spiccano i paesaggi parigini come LaTorre Eiffel (1939), gli scorci dei Boulevards e una veduta di Londra, La casa di Newton (1935) che con le numerose vedute di Milano e di Venezia esemplificano i percorsi “turistici” dell’artista, in cerca di luoghi che gli appartengano e gli rivelino la propria identità sfuggente.
Museo Ettore Fico, via Francesco Cigna 114, Torino / 24 gennaio – 22 aprile 2018, da mercoledì a venerdì ore 14 – 19, sabato e domenica ore 11 – 19.
Per informazioni: http://www.museofico.it/mostre/filippo-de-pisis