Fa tappa questo pomeriggio a Torino il programma Cities Changing Diabetes®, l’iniziativa realizzata in partnership tra University College London (UCL) e il danese Steno Diabetes Center, con il contributo di Novo Nordisk, che coinvolge Istituzioni nazionali, amministrazioni locali, mondo accademico e terzo settore, con l’obiettivo di evidenziare il legame fra il diabete e le città e promuovere iniziative per salvaguardare la salute dei cittadini e prevenire la malattia.
L’occasione è offerta dalla seconda edizione del Forum “Sustainable cities promoting urban health”, organizzato dall’Ambasciata di Danimarca in collaborazione con la Città di Torino e con il patrocinio di Istituto superiore di sanità, SDU-National Institute of Public Health di Danimarca, ANCI-Associazione nazionale comuni italiani, la corrispondente associazione danese KL, Health City Institute, Danish Healthy Cities network, Municipalità e Università di Aalborg.
La scelta del capoluogo piemontese non è frutto del caso. Infatti, nell’area della città metropolitana di Torino risiedono, secondo le elaborazioni di Health City Institute su dati ISTAT, circa 121 mila persone con diabete. Torino occupa, in termini assoluti, la quarta piazza nella graduatoria della città metropolitane italiane per popolazione residente colpita dalla malattia – dopo Roma, Napoli e Milano. Tuttavia è di gran lunga al primo posto tra quelle del Nord Italia in termini percentuali. Paragonandola, ad esempio, alla vicina Milano, che la precede nella classifica con poco più di 144 mila residenti con diabete su oltre 3,2 milioni di abitanti – 4,5 per cento della popolazione -, le persone con diabete dell’area metropolitana torinese corrispondono al 5,3 per cento dei quasi 2,3 milioni di residenti.
“Nel 1960 un terzo della popolazione mondiale viveva nelle città. Oggi si tratta di più della metà e nel 2050 sarà il 70 per cento. Allo stesso tempo, circa 400 milioni di persone soffrono di diabete e si prevede un aumento fino a 600 milioni nel 2035”, dice Erik Vilstrup Lorenzen, Ambasciatore di Danimarca. Il compito è chiaro: per combattere il diabete è necessario aumentare l’attenzione sulla salute e sullo sviluppo urbano in modo da creare ‘città vivibili’. In breve, dobbiamo creare un ambiente urbano che promuova la salute come una parte fondamentale dell’infrastruttura e delle funzioni delle città. In Danimarca abbiamo una grande esperienza nel rendere le città più vivibili, grazie a un approccio multidisciplinare che coinvolge molti stakeholder: la società civile, l’ente di edilizia residenziale pubblica, la scuola, le associazioni di pazienti e tanti altri.”
Per la sindaca Chiara Appendino, “quello della tutela della salute, insieme alla salvaguardia dell’ambiente, rappresenta una priorità anche per le politiche di chi è chiamato ad amministrare le città. Come amministratori pubblici dobbiamo sempre tener conto che ogni scelta, ogni intervento in tema di urbanistica, di viabilità, di welfare o in altri ambiti, deve essere attuato facendo in modo che qualunque sia lo scopo del provvedimento, esso si integri con l’obiettivo di garantire maggiore benessere alla comunità cittadina, anche dal punto di vista della tutela della salute. E’ anche molto importante – aggiunge Chiara Appendino – che i Comuni assicurino collaborazione e sostegno a enti, istituzioni e associazioni che investono in ricerca e svolgono attività di informazione e sensibilizzazione su cure, modalità di prevenzione e sulla promozione di stili di vita corretti”.