di Luisa Cicero
Martedì grasso (17 febbraio) il carnevale si festeggia all’Hiroshima Mon Amour che, in collaborazione con il MAO Museo d’Arte Orientale, organizza ‘Una notte al museo, Carnival Party’. Il tema della festa, a cui si è caldamente invitati a partecipare in maschera (ma non è un obbligo), è l’Oriente. Quale abito mettere? La scelta è lasciata alla creatività di ognuno, dalla geisha ai dragoni, dal ninja agli origami e a tutto quello che si vuole esprime in allegria. E a fine serata l’immancabile un concorso a premi per le migliori maschere.
Il programma della serata, in via Bossoli 83, prevede un dj set di musica a 360°: dal rock’n’roll ai Depeche Mode passando per Rino Gaetano. Una vera e propria festa di carnevale in maschera arricchita dalle perfomance di danza dal vivo del gruppo di danza orientale Aziza Dance Project e dal gruppo di danza folk e tribale indiana NAD/Antonella Usai, alla cui responsabile abbiamo fatto qualche domanda:
La danza orientale entra in discoteca per il Carnival Party all’Hiroshima Mon Amour. Cosa ne pensi?
Quando è stata proposta l’iniziativa l’idea mi è piaciuta per il contesto in cui nasce: fare incontrare degli ambiti diversi. La proposta è nata dal Mao con l’intento di intrecciare quelli che sono anche i pubblici diversi. Noi come associazioni abbiamo deciso di portare le danze folk e tribali dell’India che sono ancora abbastanza sconosciute.
Quali sono le caratteristiche di questi balli?
Sono per lo più delle danze che nascono in un contesto rituale per cui legate alla festa del raccolto piuttosto che ad atti pratici come quello di sistemare le strade in terra battuta dopo il monsone, in ogni caso si tratta di balli che celebrano un evento anche la nascita o la morte. Martedì presenteremo due danze originarie del nord dell’India, del Gujarat e del Rajasthan, molto particolari. Quella del Rajasthan ad esempio è molto spettacolare con movimenti sinuosi e acrobatici poiché legata a una comunità formata originariamente da degli incantatori di serpenti. La nostra scelta è legata al desiderio di voler fare anche un’azione culturale.
Il collegamento tra la danza indiana e il carnevale?
Intanto credo che in ogni tradizione nel mondo esista una forma di carnevale. Assume poi modalità e forme diverse. Martedì, quando si farà festa all’Hiroshima, in India si celebrerà il Maha Shivaratri la più importante e la più sacra festività dell’anno dedicata al Dio Shiva che è anche il dio della danza. Quindi per noi sarà sia un mettersi in maschera, sia un avvicinarsi a una diversa modalità espressiva e allo stesso tempo un modo per creare dei link tra culture.
Il legame col MAO?
Una persona come me che ha vissuto tanti anni in India e che vive di cultura indiana, non poteva che incontrarsi con questo luogo, anche solo come spettatore, ma non solo. Non smetterei di ammirare tutte le opere. Passerei ore e ore al Mao. Ritengo che sia un vero fiore all’occhiello. Credo che ci sia la necessità di uscire dallo schema classico del museo. La cultura deve parlare a tutti e il Mao in questo è molto bravo.
Il biglietto d’ingresso è di 5 euro. Tutto ricavato della serata sarà interamente devoluto al MAO.