di Mariella Continisio
C’è una ricetta per raggiungere buoni risultati scolatici in contesti difficili? E’ possibile parlare di “buone prassi” o di “modelli” esportabili? A queste e altre domande hanno tentato di dare una risposta esperti, decisori e osservatori del mondo della scuola che si sono confrontati nel corso della tavola rotonda “Buoni risultati in contesti difficili”. Incontro che si è svolto questo pomeriggio a Palazzo Cisterna nell’ambito del Festival dell’Educazione. Tra i partecipanti Federica Patti e Paola Pisano, rispettivamente assessore all’Istruzione e all’Edilizia scolastica e all’Innovazione della Città di Torino, Aldo Garbarini direttore del Servizio cultura e gioventù della Città di Torino, Davide Faraone sottosegretario al ministero per l’Istruzione, l’Università e la Ricerca, Francesco Profumo, presidente di Compagnia di San Paolo, Ludovico Albert e Paola Pozzi presidente e consigliera della Fondazione per la Scuola, Marco Rossi Doria, coordinatore scientifico del progetto “Provaci ancora Sam!”, Franco Calcagno, in rappresentanza dell’Ufficio Scolastico Regionale per il Piemonte.
Una notizia positiva per il lavoro portato avanti in questi anni dalla Città in collaborazione con la Compagnia di San Paolo con il progetto “Provaci ancora Sam!”, che mira a promuovere il successo formativo e a contrastare la dispersione scolastica, è arrivata da Faraone: “E’ un ottimo progetto a cui ci ispireremo per la riforma sulla scuola. Si tratta di un’esperienza che non resterà solo a Torino”.
Solo qualche giorno fa è stato siglato con la Città il protocollo d’intesa sull’iniziativa che si rinnova attraverso un impiego di risorse umane ed economiche per oltre 1 milione di euro. In vent’anni sono stati coinvolti 40mila ragazzi a fronte di 6 milioni di euro investiti: “La dispersione scolastica è un grande problema che tocca i ragazzi nel periodo adolescenziale, un momento delicato della loro vita, come è emerso questa mattina durante un altro appuntamento del Festival dell’Educazione sulle neuroscienze e i processi della conoscenza. Per tentare di risolvere questo problema la scuola deve puntare a dare valore alla relazione e dell’educazione” ha sottolineato Patti.
La dispersione è un problema complesso che si è tentato di risolvere utilizzando modelli diversi “che ci hanno condotto ad alcune certezze” ha spiegato Rossi Doria. “In primis – ha continuato – dobbiamo tenere presente che si tratta di relazioni umane educative, abbiamo bisogno di persone che sappiano far crescere i ragazzi e sappiano stare, soprattutto, con quelli che sono in difficoltà. Non dobbiamo cominciare da capo, ma intervenire sui programmi che coinvolgono la fascia di età che va da zero a sei anni. Infine è necessario riportare i ragazzi in un’altra situazione educativa, diversa da quella da cui provengono. Certamente il progetto ‘Procaci ancora Sam’ è una buona pratica”.
La necessità di cambiare l’insegnamento in funzione agli stili di vita sempre nuovi è stata evidenziata dall’assessora Pisano: “Bisogna insegnare agli studenti ad adeguarsi al cambiamento e dare loro i mezzi necessari. L’innovazione è fare le cose in modo diverso, è la spinta a fare meglio. Dobbiamo creare innovatori che sappiano pensare in modo nuovo”.