Questa mattina nel corso di una riunione della V Commissione consiliare, presieduta da Daniela Albano, si è discusso delle “Problematiche relative all’ottemperanza della sentenza n. 1049 del 21 giugno 2016 sulle mense scolastiche”.
L’incontro ha consentito di approfondire e chiarire i termini della vicenda ed è emersa, da parte di tutti, la volontà di collaborare alla gestione di una situazione nuova e complessa nell’interesse prioritario delle bambine e dei bambini.
Alla discussione hanno partecipato i rappresentanti delle aziende di ristorazione scolastica (Camst, Ladisa, Eutourist), del Servizio Igiene alimentari e nutrizione dell’Asl To1, delle Associazioni scuole autonome piemontesi (Asapi), dell’Associazione nazionale dirigenti scolastici (Andis) Piemonte, dell’Associazione nazionale dirigenti e alte professionalità della scuola (Anp), delle Organizzazioni sindacali e della Conferenza Cittadina delle autonomie scolastiche.
Federica Patti, Assessora all’Istruzione e all’Edilizia scolastica, ha ripercorso la cronistoria delle tre sentenze per fare chiarezza sulle esclusive competenze del Comune in merito alla questione trattata, come anche specificato nel comunicato dell’Anci Nazionale.
Nelle scuole in cui è stato richiesto l’utilizzo del refettorio per il pasto domestico sono già in corso sopralluoghi per individuare, ove possibile, una ridefinizione di tale spazio, con la precisa distinzione del locale in uno spazio destinato alla ristorazione scolastica collettiva (che quindi continua a essere considerata refettorio) e quello al consumo del pasto domestico, che torna ad essere spazio scuola. L’allungamento dei tempi per fare le necessarie verifiche è dovuto ai numeri più elevati del previsto delle richieste di pasto da casa che, quindi, coinvolgono più refettori e alla situazione in continua evoluzione.
Dei 36mila allievi e studenti della scuola dell’obbligo che quotidianamente usufruiscono della mensa sono circa 3300 le famiglie dei bambini e dei ragazzi che hanno chiesto di consumare il pasto domestico.
I rappresentanti delle aziende di ristorazione scolastica hanno segnalato un calo delle prenotazioni dei pasti dell’ordine del 10% ed evidenziato i problemi di ordine organizzativo, di sicurezza e di ricaduta occupazionale che questa situazione comporta.
Il dirigente dell’Asl ha evidenziato che la responsabilità dello spazio, il refettorio, in cui si consuma la ristorazione collettiva è delle aziende di ristorazione, che non può essere estesa a quelli in cui si consumano i pasti domestici. Poiché l’Asl non ha competenza di controllo sulla sicurezza degli alimenti portati da casa, sta elaborando un decalogo per le famiglie. Ha, infine, ricordato che i casi malattia a trasmissione alimentare che si registrano nel nostro Paese in un anno il 40% avviene tra le mura domestiche e meno del 2% nella ristorazione scolastica.