di Mauro Marras
Un nuovo format per “Architettura in città”. Potrebbe essere il risultato della due giorni che Fondazione per l’architettura e Ordine degli Architetti di Torino hanno organizzato il 6 e il 7 luglio. Un incontro a porte chiuse il 6 e poi una serie di eventi aperti al pubblico sul filo conduttore dell’ascolto.
“Non pensate a come l’architettura che fate darà soddisfazione a voi stessi, pensate alle persone alle quali si rivolge e come potrà migliorare la loro vita quotidiana”, è il monito che il presidente della Fondazione per l’Architettura Giorgio Giani ha rivolto a mo’ di provocazione agli architetti. Una base di confronto sulla quale si innesta il tema della “forma dell’acqua”, il contenitore che meglio esprima il fil rouge tra creazione e funzionalità che il festival “Architettura in città” cerca di riallacciare nella sua opera di divulgazione.
Dopo cinque edizioni, dunque, la rassegna si ferma e si prende due giorni – “Architettura in città Lab” – per pensare a come proseguire, dopo i successi degli scorsi anni quando, ad esempio nel 2013, raggiunse il picco di visitatori negli splendidi spazi delle Ogr. E le istituzioni che hanno partecipato sono via via raddoppiate, passando dalle 70 della prima edizione del 2011 alle 150 del 2015. Ogni anno rivelando nuovi spazi, come il Basic Village o la Borsa Valori.
Dopo le riflessioni a porte chiuse, dalle ore 17 del 6 luglio prende il via il percorso Inserimenti contemporanei nel centro storico, un tour accompagnato nelle principali trasformazioni che uniscono alla eleganza dei vecchi edifici del Quadrilatero romano idee innovative di reinterpretazione degli spazi.
Il 7 luglio l’esercizio all’ascolto sarà messo in pratica attraverso una performance teatrale che si svolgerà alle 18 al Teatro Espace, con la regia di Davide Barbato e la partecipazione dei curatori Davide Tommaso Ferrando e Nina Bassoli.
La discussione è aperta. Chi vuole intervenire può già farlo sulla pagina facebook di Architettura in città Lab.