di Raffaela Gentile
Il primo articolo della “Carta Etica di Balon Mundial” recita: “Promuove la lotta a ogni forma di razzismo, pregiudizio sociale, culturale, religioso, politico e di genere, innalzando lo sport come forma di aggregazione e interazione positiva tra i popoli”. E’ su questi principi che si basa la coppa del mondo delle comunità migranti, un progetto di sport e inclusione sociale.
Balon Mundial quest’anno spegne la decima candelina. Negli anni la crescita dell’evento ha visto l’aumento delle squadre partecipanti dalle 16 della prima edizione alle 38 maschili e 11 femminili di quest’anno.
Il torneo cui partecipano calciatori provenienti da ogni latitudine, però, non è solo un’occasione di gioco, bensì è anche un modo per conoscersi e conoscere altri mondi, altre tradizioni, un’altra cucina come ad esempio, “Sapori Migranti”, la campagna di comunicazione che promuove, in collaborazione con Slow Food, il progetto Food Mundial.
Tornando alle squadre fra le new entry c’è la formazione femminile “Give me 5 Avis Torino”, che sostiene la donazione del sangue e aiuta altre realtà associative le quali, attraverso lo sport, si impegnano nel sociale. In campo maschile c’è il ritorno del Pakistan, con una team tutto nuovo misto tra richiedenti asilo e studenti universitari e il Gambia, squadra interamente composta da richiedenti asilo sul territorio torinese da pochi anni.
Formula nuova anche per l’estrazione dei gironi, non più il criterio geografico, visto lo squilibrio di squadre rappresentanti il continente Africano, ben 12, e il numero non omogeneo di squadre degli altri continenti, ma un ranking, costruito in base ai risultati ottenuti nelle precedenti edizioni che ha suddiviso le squadre maschili in 5 fasce e quelle femminili in 3.