La scorso anno, dopo oltre un decennio, il Museo nazionale iracheno di Baghdad ha riaperto le sue porte. Da allora sono moltissimi i visitatori che ogni giorno possono nuovamente ammirare i preziosi reperti che racchiude.
Tra loro anche tantissimi bambini e bambine iracheni che, quotidianamente, sono accompagnati dai loro insegnanti a visitare gli inestimabili tesori raccolti in queste sale perché, come ha affermato il professor Carlo Lippolis – docente di Archeologia e Storia dell’Arte del vicino Oriente all’Università di Torino e Presidente del Centro Ricerche Archeologiche e Scavi di Torino per il Medio Oriente e l’Asia – da anni impegnato in progetti di ricerca, catalogazione e scavi in Iraq: “sono loro i custodi di domani e finalmente possono di nuovo ammirare il patrimonio che più gli appartiene”. “Ora ho percorso quelle sale – ha proseguito il professor Lippolis – dopo dieci anni di lavori tra la polvere e il silenzio interrotto dalle sirene delle macchine della polizia o dell’esercito che passavano per le strade adiacenti e, finalmente, ho potuto gioire ascoltando gli strilli di questi bambini e vedendoli guardare a bocca aperta i loro tesori”.
La riapertura anticipata del museo rappresenta un tentativo di ritorno alla normalità. Una risposta agli attacchi perpetrati alla cultura attraverso la cultura stessa. Un modo per preservare la civiltà e contrastare coloro che vogliono distruggerla perché, come ha affermato il direttore generale dell’Unesco “per combattere gli attacchi contro i siti culturali, abbiamo bisogno più che mai di credere nel potere della cultura, di supportare il suo ruolo fondamentale nel dialogo e nella coesione sociale in Iraq e in tutto il mondo”.
Il museo, che raccoglie i reperti di settemila anni di storia, preziose testimonianze della storia mesopotamica, fu saccheggiato nel 2003. All’epoca circa quindicimila reperti furono danneggiati o portati via. Attualmente gli esperti sono riusciti a recuperarne e restaurarne più di quattro mila e sono costantemente all’opera per recuperarne altri.
Il Museo di Bagdad è il quarto al mondo per quanto riguarda l’arte orientale, dopo Louvre, British Museum e Oriental Institut di Chicago.
Il professor Lippolis attualmente si trova nell’area di Tulul al Baqarat dove guida la missione archeologica italiana. L’archeologo torinese dirige il Centro Scavi Archeologici per il Medio Oriente e l’Asia – un’eccellenza della ricerca nel campo degli studi storici – di cui la Città è tra i soci. TorinoClick continua a seguire la sua missione a distanza.