di Luisa Cicero
Da domani 9 marzo (e fino al 19 giugno 2016), negli spazi della la Fondazione Merz sarà presentato il progetto inedito Society, you’re a crazy breed degli artisti Botto&Bruno concepito come un’unica grande installazione che si relaziona al luogo che la ospita e in particolare si sofferma sul valore simbolico che esso rappresenta, nella sua trasformazione da edificio industriale dismesso a centro di cultura.
“La mostra, a partire dal suo titolo tratto dal brano ‘Society’ di Eddie Vedder e colonna sonora del film ‘Into the Wild’, è una sorta di grido per riflettere sul futuro della nostra società e sulla follia contemporanea che tende ad azzerare la memoria per costruire su macerie un presente senza storia – affermano gli artisti -. Citando Marc Augé ‘La storia futura non produrrà più rovine. Non ne ha il tempo” (Rovine e macerie. Il senso del tempo, Bollati Boringhieri, 2004)”.
Il paesaggio fotografico che ricopre quasi per intero le pareti perimetrali e la pavimentazione del museo avvolge lo spettatore fin dall’ingresso. Il fitto intreccio di immagini stampate con inchiostri ecosostenibili riproduce generici scenari di margini urbani uguali e diversi, in tante parti del mondo. Sono le periferie di Botto&Bruno, lo spazio di accumulo di una sorta di degrado delle culture e dello spirito umano, il prezzo pagato nel passaggio dalle civiltà arcaiche e contadine a quelle del cosiddetto ‘benessere’ della nostra contemporaneità.
In questo scenario degradato gli artisti individuano tre luoghi di riflessione: un silos, un muro e un cinema, concepiti dagli artisti come ‘ristori dell’anima’.
Il silos, simile per forma e dimensioni a quelli che occuparono lo spazio esterno della Fondazione, ex centrale termica delle Officine Lancia, è un luogo in cui la distruzione dell’uomo si è fermata. Le immagini che lo ricoprono internamente riproducono una natura che si rimpossessa delle rovine, un luogo dell’immaginazione onirico, che riporta all’antico rapporto con la terra e con la natura.
Segue un secondo elemento particolarmente simbolico: una porzione di muro aggettante da cui escono frammenti di carta, parole e frasi che si disperdono sulle pareti; sono i messaggi, i sogni, le istanze che trapelano sui muri di ogni dove.
Proseguendo nel percorso ci si avvicina a una terza struttura, una piccola sala cinematografica denominata Cinema Lancia, ricostruita sul disegno della facciata dell’ex edificio industriale e ora sede del museo, diventa un altro luogo dove l’immaginazione ha la possibilità di relazionarsi con il pubblico.
Nella sala è proiettato in loop l’ultimo e inedito video di Botto&Bruno Kids world, 2016, con musiche composte dagli artisti stessi e da Bartolomeo Migliore. Il video è realizzato con la tecnica del cut-up, con spezzoni tratti da alcuni film accomunati da tematiche care a Botto&bruno e che riflettono le problematiche della vita nelle banlieue: l’inquietudine, la sensazione di solitudine dell’adolescenza e la ricerca sul vivere il proprio presente.
Botto&Bruno, nati e vissuti sempre nei quartieri di una società operaia costantemente alla ricerca di una nuova identità, raccontano il mondo con lucido e duro realismo mettendo in relazione visione e realtà, inquietudine e sogni, incanto e macerie. Con questa mostra offrono molteplici letture: quello che resta di un mondo finito distrutto dalla mancanza di un progetto, un mondo sognato, uno sguardo sul futuro; una ipotesi di cosa avverrà se ognuno di noi non riprenderà a far dialogare la ragione con il sentimento e a ritrovare un intenso e rispettoso rapporto con i luoghi.