di Antonella Gilpi
Si può essere mussulmane e femministe allo stesso tempo?
La risposta è nel libro “Femminismo islamico. Corano,diritti,riforme” di Renata Pedicelli, presentato ieri sera alla Biblioteca Ginzuburg nell’ambito degli incontri del Concorso Lingua Madre, testo che racconta la nascita e l’affermazione del femminismo islamico, e parallelamente descrive il crescente attivismo femminile all’interno dei movimenti islamismi.
Il dibattito sull’emancipazione delle donne – ha spiegato la Pepicelli – inizia a prendere forma gia nel 1870 –1890 quando si comprende che la questione donna è centrale per la modernizzazione del mondo arabo; ma il vero movimento femminista islamico è nato nel 1990 con donne impegnate a lottare per la libertà e i diritti femminili all’interno della cornice islamica..
Contrariamente all’opinione comune che vede nell’islam una religione patriarcale, questo movimento si rifà al Corano rivendicando una reinterpretazione dei testi sacri arrivando a sancire che in realtà il Corano afferma l’uguaglianza di uomini e donne di fronte a Dio.
Sulla base di letture alternative dei testi sacri, attiviste e teoriche si battono , sia in Oriente che in Occidente, per la riforma dei codici giuridici e istituzioni che promuovono l’inferiorità femminile.
La rivendicazione dell’uguaglianza fra i generi ha consentito in Marocco nel 2004 la nascita del moderno Codice di famiglia che è divenuto modello per gli altri Paesi.
Ma le lotte femminili nel mondo arabo hanno incontrato non poche resistenze e vi sono state donne che hanno rischiato il carcere, le torture e anche la morte. Dal dibattito è emerso un mondo mussulmano variegato e in trasformazione che smentisce gli stereotipi diffusi in Occidente.