di Gianni Ferrero
Si chiuderanno nel tardo pomeriggio i lavori dell’assise in corso all’Unamanagement, a Torino con un appello a Bruxelles e ai governi dei rispetti Paesi affinché al ruolo strategico delle Città metropolitane siano dedicate risorse e spazi di manovra adeguati.
Il secondo appuntamento a cui sono stati chiamati i rappresentanti delle realtà metropolitane del Vecchio Continente, fra queste Barcellona, Bilbao, Lisbona, Budapest, Lione, Nizza, Oslo, Porto, Poznan, Helsinki, Stoccarda, Salonicco, Tirana, Vienna, Zagabria, oltre a Firenze, Catania e Milano ha passato in rassegna i ruoli fondamentali svolti: dall’incoraggiamento allo sviluppo delle eccellenze tecnologiche, dall’attrazione di investimenti al governo dell’inclusione sociale. “Verso un agenda metropolitana comune” è stato l’obiettivo raggiunto nella discussione di oggi, in vista del prossimo appuntamento di Lione.
Tutti ambiti della governance, che senza un riconoscimento appropriato rischiano di vanificare politiche virtuose di distretti territoriali dove si concentrano persone e ruoli e si accumula conoscenza. Così come è importante la co-gestione dei fondi europei.
Ecco perché questo pomeriggio i diversi relatori che hanno affollato la sala torinese si congederanno con la concretezza una ‘carta d’intenti’. Il documento torinese andrà a rinforzare il ‘Patto di Amsterdam’, piattaforma che a giugno sarà presentata in ambito comunitario: “La dimensione metropolitana è sempre più centrale nello sviluppo degli stati. Se si compara l’andamento del prodotto interno lordo delle aree metropolitane con quello delle nazioni di cui fanno parte si evince che l’incremento del Pil dei distretti urbani è maggiore di quello nazionale. Significa che le città metropolitane sono il vero motore dello sviluppo economico e sociale”. Considerazioni sottolineate dal sindaco Piero Fassino e condivise dal catalano Alfred Bosch, vicepresidente dell’area metropolitana di Barcellona e da Jean-Yves Sécheresse, vicesindaco di Lione e riprese nella lucida esposizione di Michael Parkinson, docente dell’Università di Liverpool.
Il sindaco Fassino ha ricordato che già oggi la metà della popolazione mondiale vive in aree urbane con almeno 300mila abitanti. “Si tratta di territori – ha sottolineato Fassino – che offrono ai cittadini e alle imprese maggiori opportunità, servizi, centri ricerca, istituzioni culturali. Ma presentano anche maggiori criticità sociali, aree di povertà e di degrado. Da quello che accade e da quello che cambia nelle aree metropolitane dipende quello che accade nel resto delle Nazioni di cui fanno parte. Ogni Paese ha le sue specificità economiche, sociali e culturali. Ma le sfide che gli amministratori delle aree metropolitane devono affrontare sono comuni. Vi è quindi la necessità di ricercare insieme soluzioni comuni a problemi comuni, al di là delle specificità nazionali”.
“Veniamo da anni di pesante crisi. – ha ricordato il sindaco – Ci sono segnali che è possibile uscire da questa crisi ed è proprio nelle aree metropolitane che si devono concentrare le politiche di sviluppo e le scelte fondamentali per promuoverlo. Nessuna città può programmare investimenti pubblici e locali in una dimensione solamente locale. Ovunque si cerca di mettere in campo strategie per attrarre investimenti e numerose città metropolitane si sono dotate di strategie di sviluppo e di attrazione degli investimenti di medio periodo. Inclusione sociale, pianificazione urbanistica, sostenibilità dello sviluppo, cultura e formazione sono le chiavi di volta per lo sviluppo dei territori”.
Il sindaco ha infine ricordato che Torino, sin dal 2001, si è dotata di un Piano Strategico e che anche Barcellona ed Helsinky hanno esperienze analoghe.