di Raffaela Gentile
Essere nel posto giusto al momento giusto. Il posto: Barcellona. Il momento: il 1992 l’anno delle Olimpiadi in terra di Spagna. “All’epoca – ci racconta Alessandra Aires – ero a Barcellona per uno stage d’architettura. Fu allora che capii quanto i Giochi olimpici potevano cambiare in meglio una città e i suoi cittadini”. Non sapeva ancora l’aspirante architetto che in seguito, conseguita la laurea, avrebbe fatto parte del gruppo che nel 1997 scrisse il dossier di candidatura per le Olimpiadi di Torino 2006.
“Nel ’99, e precisamente il 19 giugno a Seul, – ricorda Alessandra – Torino si aggiudicò le Olimpiadi. La felicità fu incredibile, ma in quel momento la città non aveva ancora percepito l’importanza dell’assegnazione. Ricordo che quella sera stessa io e un paio di amici con cui avevamo lavorato al dossier andammo in piazza Castello sperando di festeggiare insieme ad altri l’evento, ma non vi trovammo nessuno. Lo spirito olimpico arrivò poi, insieme alla torcia olimpica e, da quel momento, non ha più abbandonato i torinesi, poiché capirono, capimmo che il mondo ci stava guardando e che era bello guardare il mondo”.
Al bando per la ricerca di volontari, nonostante i tanti scettici che sostenevano che nessuno si sarebbero candidato, risposero in oltre 41 mila aspiranti volontari provenienti da 125 paesi. La metà circa (18 mila) di questi venne selezionata e formata nei due anni che precedettero i Giochi.
“Ognuno di noi – ci dice l’architetto Aires – aveva differenti funzioni: da spalare la neve, sino ad accompagnare il presidente del CIO, poiché tutte le funzioni dei volontari erano utili allo stesso modo, indipendentemente dall’attività. Nel mio caso io ero Noc (National Olympic Commette USA) Assistant cioè un assistente dello staff olimpico degli Stati Uniti. Ricordo che avevamo una foltissima delegazione composta da atleti, accompagnatori, allenatori, zie dei pattinatori che fremevano per le performance dei loro nipoti e dei loro parenti.
I 18 mila, provenienti da 64 Paesi, vennero impegnati in 350 attività: dall’accoglienza, alla preparazione tracciati di gara, passando per i trasporti e l’assistenza atleti.
Per i Giochi Paralimpici vennero coinvolti 2.295 volontari partecipanti, 6 mila invece vennero impegnati nelle Cerimonie di Apertura e Chiusura dei Giochi.
“Dopo la bellissima esperienza del 2006 di fatto ho continuato a fare il volontario, anzi oggi sono il Presidente dell’Associazione Volo2006”. Ci ha raccontato Michele Calleri, che, trascinato dall’entusiasmo di un amico rispose al bando. “Sono stato fortunato – ci ha detto stamattina Michele – poiché in qualità di OFA (Olympic Family Assistant) ho avuto l’onore di accompagnare Kelly Fairweather il direttore sportivo del CIO”. L’Associazione Volo2006 nata all’indomani dei giochi voleva essere solo un modo per non perdersi di vista dopo la bella ed entusiasmante esperienza. “Con orgoglio, invece è diventata un punto di riferimento per tutti gli eventi cittadini – ci dice il Presidente Calleri -. In tanti ormai ci chiedono un aiuto in occasione di manifestazioni ospitate dalla Città”. “Questa associazione – aggiunge Michele – ha anche una sua valenza sociale essendo molti dei volontari pensionati, per loro è anche un modo per partecipare attivamente e con entusiasmo alla vita cittadina, poiché il denominatore comune che lega gli uni con gli altri è l’amore per Torino e la voglia di fare qualcosa per la propria città”.