di Luisa Cicero
Per il Giorno della Memoria, che il 27 gennaio di ogni anno commemora le vittime della Shoah, la Città di Torino e la Fondazione Torino Musei rendono omaggio a Primo Levi ospitando, dal 25 gennaio al 7 febbraio a Palazzo Madama, tre ritratti dello scrittore realizzati dall’artista americano Larry Rivers. I tre dipinti, intitolati Witness, Survivor e Periodic Table furono acquistati dall’avvocato Gianni Agnelli ed esposti nella sede de “La Stampa”. Attualmente in deposito alla Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli, provengono da un nucleo di dodici opere che l’artista realizzò nel 1987, sulla base di alcuni ritratti fotografici ottenuti dalla famiglia Levi, per celebrare la figura del grande scrittore e ricordare, al contempo, lo sterminio del popolo ebraico. Rivers, il cui vero nome è Yitzrok Loiza Grossberg (1923-2002), è nato in America da genitori russi ebrei. Chiamato alle armi nel 1942, venne poi congedato per motivi di salute. Musicista, poeta, attore, regista e pittore, la sua fu una personalità artistica poliedrica, un vero “centauro” per usare una similitudine cara a Levi.
Nel 1945, poco dopo aver cambiato nome, iniziò a dipingere, diventando uno dei protagonisti della pop art americana. Negli anni Ottanta si interessa delle vicende della Shoah e del popolo ebraico, realizzando nel 1984 La storia della Matzoh (Storia del popolo ebraico) oggi alla Yale University e nel 1986 la copertina Erasing the Past per il magazine del New York Times.
La ricerca sull’Olocausto lo porta alla lettura di molti autori tra cui Primo Levi, grazie all’amicizia con Furio Colombo, all’epoca corrispondente da New York per “La Stampa”, il quotidiano al quale anche Levi aveva a lungo collaborato. A colpire Larry Rivers erano state le sue tante e diverse identità: chimico torinese, deportato come partigiano e identificato come ebreo, sopravvissuto allo sterminio e diventato poi famoso come scrittore.
In Witness, Survivor e Periodic Table la figura di Primo Levi si sovrappone e fonde con altre immagini della Shoah in un rimando continuo tra la vicenda personale dello scrittore torinese e quella di milioni di altre persone che vissero l’esperienza della deportazione.
Per esprimere al meglio la sua visione della Memoria e della Morte, Larry Rivers utilizza nelle sue opere la tecnica della cancellazione con figure non pienamente presenti sulla scena, realizzando così una metafora della difficoltà di trasmettere la memoria dello sterminio da parte dei sopravvissuti: le immagini del passato non si possono dimenticare, eppure, allo stesso tempo, è impossibile riuscire a comunicare fino in fondo la tragedia a chi non l’ha vissuta.
Arricchiscono la mostra alcuni materiali dati in prestito: dal Centro Internazionale Studi Primo Levi una fotografia dei dipinti di Rivers allestiti nella redazione della Stampa, dall’Archivio e dalla Biblioteca d’Arte della Fondazione Torino Musei un articolo di Levi scritto in occasione della mostra sulla Resistenza in Piemonte organizzata a Palazzo Madama nel 1955 e dalla Gam il disegno “Deportazione” di Renato Birolli .
Il progetto è nato grazie alla collaborazione con la Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli.