di Piera Villata e Gianni Ferrero
“Ricordare una figura ammirata e compianta, a cinquant’anni dalla sua scomparsa è il doveroso omaggio della sala Rossa all’avvocato Amedeo Peyron, sindaco illustre che ha amministrato per undici anni Torino, negli anni 50, proprio a ridosso della ricostruzione dopo i nefasti del secondo conflitto mondiale”. Con testuali parole il sindaco Fassino ha esordito nel parlare dell’illustre predecessore, dopo il ricordo affettuoso del padre da parte del figlio Ettore Peyron, del vicepresidente del consiglio comunale Silvio Magliano e di Diego Novelli che, assente per motivi di salute, non ha voluto far mancare la sua testimonianza, con un messaggio legato a quegli anni di cronista torinese dell’Unità.
Peyron credeva fortemente nei valori della democrazia spendendo tempo e ingegno, misurandosi con i problemi reali di una città che aveva bisogno di solidarietà e di offrire sussisdiarietà. Iscritto all’Azione Cattolica, alla Conferenza di San Vincenzo e a numerose istituzioni culturali torinesi, sposato con Clementina Morelli, Amedeo Peyron è stato padre di sette figli. Consigliere comunale per la Democrazia Cristiana, fu eletto primo cittadino il 16 luglio 1951 e poi confermato nel 1955 e nel 1960, mantenendo la carica fino al 29 gennaio 1962.
Erano anni, quelli, di grande sviluppo industriale e demografico. Come è stato ricordato dagli intervenuti Torino passò da 600mila a oltre un milione e centomila abitanti incorporando una imponente immigrazione.Peyron si ritrovò a svolgere l’ incarico in un momento in cui l’Amministrazione comunale era chiamata a programmare la vera riconversione da un’economia di guerra a una di conciliazione e, al contempo, intraprendere la sfida dello sviluppo economico e industriale, governando una città che aveva bisogno di impulsi e di servizi, di infrastrutture e di solidarietà: “E’ stato un sindaco mai subalterno alla più grande azienda manifatturiera della città, – ha spiegato Fassino – una città che per la prima volta si misurò con l’identità plurale, generata dalla forte immigrazione“.
Durante l’attività di governo realizzò numerose pubbliche: scuole, ospedali, strade, l’aeroporto di Caselle, la Biblioteca Civica, la Gam. Una delle più importanti iniziative di quegli anni fu l’adozione del nuovo piano regolatore. Con quello strumento urbanistico si superò il vecchio schema ottocentesco che aveva previsto lo sviluppo della città da Ovest a Sud.
Amedeo Peyron, ha ricordato Fassino fu “un grande sindaco che ha lasciato un segno nella storia della città” e che “ha avuto la capacità di proiettate l’azione di governo non solo sul quotidiano ma con uno sguardo di lungo periodo, cosa che è un punto di riferimento per chiunque voglia dedicarsi all’amministrazione della cosa pubblica“.
Amedeo Peyron è stato anche uno tra i promotori delle celebrazioni del primo centenario dell’unità d’Italia, che, portarono a Torino numerosi capi di Stato e di Governo stranieri.
“Fiore all’occhiello della sua politica fu proprio l’inserimento di Torino nel contesto internazionale“, ha sottolineato Ettore Peyron, che ha ricordato anche un’altra sua caratteristica, “voler sempre approfondire il rapporto con le persone, cercare l’incontro tra le parti e gli interessi contrastanti”.
Federalista convinto, diede impulso a un efficace impegno a favore dell’unità europea, promuovendo le attività del Consiglio dei Comuni d’Europa, di cui fu presidente, la Comunità Europea di Credito e la Conferenza europea dei poteri locali. In sede comunitaria intrattenne relazioni con personalità importanti come Schuman, Adenauer, Spaak, Bareth, Chaban Delmas – oltre ad Alcide De Gasperi – avviando anche numerosi gemellaggi di Torino con importanti Città europee.
Lasciata la carica di sindaco, assunse l’incarico di presidente della Società Cattolica di Assicurazioni e della Stet.