di Luisa Cicero
Dopo il successo dell’evento a Expo Milano nel Cluster del cioccolato, nei giorni della kermesse dedicata al cibo degli dei – CioccolaTo in piazza San Carlo – il comune ha riproposto, questo pomeriggio al Borgo Medievale – Salone ex San Giorgio, il talk show “I paesaggi del cacao. Dal Rio delle Amazzoni al Po, un fiume di cioccolato”. Il legame tra il capoluogo subalpino e il cioccolato è molto stretto, una storia d’amore nata nel 1560 quando Emanuele Filiberto di Savoia, per festeggiare il trasferimento della capitale ducale da Chambéry a Torino, servì simbolicamente alla città una fumante tazza di cioccolata. Da allora, e fino al 1826, il cioccolato venne servito e consumato esclusivamente come bevanda liquida; sarà poi l’imprenditore Paul Caffarel a dare avvio alla produzione di cioccolato solido ottenuto mescolando cacao, acqua, zucchero e vaniglia stimolando, nel corso dei secoli, la fantasia dei maestri cioccolatieri. Giandujotti, cremini, tartufi e praline, sono solo alcune delle specialità note in tutto il mondo.
Il pubblico presente è stato accompagnato in un viaggio insolito a metà tra la geografia, la storia, l’arte ed il know-how imprenditoriale. Racconterà il lungo cammino del Cibo degli Dei che, partendo dalle piantagioni dell’Africa e dell’America Latina, giunse alla fine del ‘500 alla Corte Sabauda.
“Tradizione, storia e innovazione – sottolinea, Maurizio Braccialarghe, Assessore alla Cultura, Turismo e Promozione della Città – è un mix vincente che fa di Torino una città dove il passato, rappresentato dalle antiche caffetterie e pasticcerie, si sposa con i tanti maestri cioccolatieri che, innovando, valorizzano e ridisegnano un territorio così ricco di luoghi storici che, proprio per questo, è di grande attrattività turistica”.
Quando nel XVII secolo a Torino si diffuse la moda del cioccolato, nacquero le botteghe del cioccolato e i primi caffè si diffusero nel ‘700 (tanto che oggi Torino vanta il maggior numero di caffè storici in Italia). Successivamente, lungo le rive dei fiumi torinesi, sorsero importanti fabbriche del cioccolato: Leone, Baratti & Milano, Venchi Unica, Talmone, Peyrano e Streglio, modificando così l’architettura di quartieri interi. E, fuori città, la moltiplicazione dei noccioleti, l’ingrediente primario del cioccolato piemontese, la passione per il cioccolato delineò nuovi profili paesaggistici nelle Langhe e nel Roero. La nuova bevanda influì sia su abitudini e costumi della società dell’epoca, sia sulla stessa fisionomia della città. Infatti, oltre alla nascita di locali dedicati alla degustazione della bevanda, si svilupparono imprese per la produzione e l’importazione di oggettistica per la tavola: dalla creazione delle tazze da cioccolata, alle collezioni di porcellane pregiate realizzate ad hoc, vennero ideati nuovi complementi d’arredo, quali i tavolini poggia tazza, le vetrine per esporre le porcellane.
Oggi gli artigiani cioccolatieri, eredi di una grande tradizione, hanno trasformato in arte contemporanea le rielaborazioni di antiche ricette, innovando con l’aiuto della ricerca scientifica e tecnologica e investendo in un design sempre più avanzato, in un percorso continuo che garantisce l’eccellenza di questi prodotti molto apprezzati dal pubblico anche a livello internazionale.