A un anno dalla realizzazione dei suoi murales in Barriera di Milano, Francesco Giorgino, in arte Millo, torna a Torino in occasione del TFF OFF per presentare il docufilm “B.ART e il Pittore Volante”, realizzato da Francesco Giorgino e Isabela Giurgiu. In vista della proiezione, in programma lunedì 23 novembre, alle ore 17.00 presso la sede di Arci Torino in via Verdi 34, abbiamo scambiato quattro chiacchiere con l’artista.
Dopo un anno torni a Torino, dove hai realizzato in poco più di due mesi tredici facciate in un solo quartiere, Barriera di Milano. Com’è stata quell’esperienza dal punto di vista artistico e che peso ha avuto nei tuoi successivi lavori?
Vincere il concorso B.ART – Arte in Barriera è stato inaspettato e mi ha anche cambiato la vita. Nel giro di pochi mesi, B. ART è diventato oggetto di interesse da parte di tutto il mondo, ho ricevuto decine e decine di richieste di interviste, come tantissime nuove proposte. Realizzare tredici facciate ad opera di uno stesso artista nella stessa città è ancora oggi, a distanza di un anno, un record imbattuto. Per me è stata un’impresa unica nel suo genere, mi ha davvero permesso di scoprire aspetti del mio carattere e della mia arte davvero nascosti. É stata una dura prova, ma credo di averla superata con un buon voto!
Grazie alle tue opere l’immagine di Barriera di Milano ha fatto il giro del mondo, rimbalzando sui siti e sulle maggiori testate nazionali e internazionali. L’arte può contribuire a modificare l’immagine di un territorio per chi non lo conosce ma anche per chi lo abita: che rapporto hai avuto con Barriera? Che messaggio hai voluto lasciare al quartiere?
Barriera è stata una seconda casa per me, ho trascorso più di due mesi sospeso a mezz’aria a disegnarne i contorni, e mi sono rimaste dentro le facce sorprese dei bambini, l’interesse dei capannelli di anziani, i giovani che si complimentavano da sotto il mio cestello. É un mondo multietnico e affascinante. É stato bellissimo vedere come i miei disegni abbiano, in un certo senso, toccato le corde di tutti all’unisono. Spero che le mie opere siano la dimostrazione che grazie all’impegno tutto può essere migliorato!
Hai qualche aneddoto o episodio di quel periodo che ci vuoi regalare?
Ricordo ancora che un giorno a fine muro, scesi a terra per firmare l’opera e alcuni ragazzi ruandesi rimasero sorpresi del fatto che conoscessi il significato del mio nome nella loro lingua… quante risate! (Millo in Ruanda vuol dire “Ciao”, ndr)
Che sensazione hai oggi nell’essere di nuovo qua?
Sono emozionato. Il mio lavoro è sempre solitario sia costantemente immerso nella dimensione urbana. E ora sarà bellissimo guardarmi attraverso uno schermo e rivedere quante ne ho combinate!