di Raffaela Gentile
I mutamenti geopolitici in Medio Oriente, i casi di Shengal e Kobane, le prospettive future del Kurdistan, quelle delle sue popolazioni e del patrimonio artistico e archeologico dell’area: questi gli argomenti di cui si è parlato questa mattina a Palazzo civico, nell’ambito di una serie di incontri che l’Istituto internazionale di Cultura curda sta tenendo per sensibilizzare l’opinione pubblica italiana sul possibile destino del proprio popolo.
Dopo il primo alla Camera dei Deputati, l’Istituto ha scelto Torino, città da sempre esempio di convivenza e accoglienza tra religioni, culture, provenienze diverse, per parlare dell’attuale situazione del Kurdistan; avvalendosi in questo caso della collaborazione della cooperativa sociale Progetto Tenda, una delle principali realtà torinesi che si occupa di rifugiati.
“Crediamo che iniziative di scambio e di sensibilizzazione come questa dedicata al Kurdistan – dichiara Cristina Avonto, presidente di Progetto Tenda – dove il popolo curdo sta dando prova di grande accoglienza e solidarietà, siano molto importanti per promuovere una cultura di pacifica convivenza tra i popoli”.
Nel ringraziare quanti erano presenti alla tavola rotonda, l’assessore Ilda Curti ha sottolineato l’importanza di momenti come questi, capaci di approfondire i mutamenti geopolitici che si stanno sviluppando in Medio Oriente. “La metafora del battito di farfalla, utilizzata per spiegare la teoria del caos, della complessità, – ha detto l’assessore Curti – ci aiuta a capire quanto siamo tutti interconnessi e che ciò che succede in una parte del mondo ha delle conseguenze anche nell’altra parte del pianeta. La realtà è molto più complessa dei 140 caratteri di un twitter. Parlare di complessità non vuol dire parlare d’altro, vuol dire non banalizzare, non dividere il mondo tra buoni e cattivi. Non dobbiamo farci manipolare da una cattiva informazione che alimenta la paura, poiché quando si ha paura si è più disponibili a cedere le proprie liberta, i propri diritti a favore di qualcuno che ti garantisce sicurezza. Siamo un paese democratico dove la libertà e i diritti sono costitutivi della nostra identità, quindi il tema vero è come estenderli e non come ridurli”.
“Il popolo curdo – ha affermato il segretario dell’Istituto di cultura curda in Italia, nonchè rappresentante dell’UPK (Unione Patriottica del Kurdistan), Soran Ahmad – ha un grande passato, la sua cultura è laica, il nostro parlamento è composto dal 30% di donne, e le donne sono presenti al governo, sono giudici e sono sindaci delle nostre città; la nostra informazione è libera; i terroristi dell’Isis vogliono distruggerci perché il nostro modello di società si oppone alla loro idea di Stato o meglio del nuovo Califfato. Stiamo dimostrando – ha aggiunto Ahmad – di saper reggere autonomamente l’urto degli attacchi dell’Isis. Alla comunità internazionale, e dunque all’Italia, chiediamo una presa di coscienza onesta e complessiva del quadro politico attuale: nel Kurdistan iracheno, ad esempio, oggi vivono ammassati quasi un milione di profughi; nei campi la sovrappopolazione sta diventando un problema che non può più essere ignorato dagli organismi sovrannazionali”.
All’incontro erano presenti tra gli altri Sadi Pira, responsabile Esteri dell’UPK – Unione Patriottica Kurda: “Siamo un baluardo contro l’integralismo e l’Isis e stiamo resistendo, ma la comunità internazionale non può mollare, anzi deve rafforzare il suo intervento”; l’inviato de “La Stampa” Domenico Quirico, il quale ha spiegato che il totalitarismo dell’Isis traccia una linea precisa tra chi è puro e chi è impuro, condannando “gli altri” per ciò che sono e non per ciò che fanno. Giordano Stabile, vice della redazione Esteri “La Stampa” ed esperto di Medio Oriente, ha moderato l’incontro.