di Gino Strippoli
Nel corso della Grande Guerra, nei 41 mesi dal maggio 1915 al novembre 1918, milioni di italiani prestarono servizio sui fronti del conflitto. In questo periodo la quotidianità degli uomini chiamati alle armi fu sconvolta e sostituita dagli elementi che avrebbero accompagnato l’immagine della guerra sino ai nostri tempi. Proprio oggi è stata inaugurata la mostra sulla Grande Guerra “Memoria di un sacrificio” nella sala conferenze dell’Archivio di Stato, in piazzetta Molino. A rappresentare l’ Amministrazione comunale è stato il consigliere Gioacchino Cuntrò che ha portato il saluto del sindaco Fassino. Erano presenti tutte le autorità militari e civili.
La mostra storica del Comando Regione Militare Nord è stata inaugurata in contemporanea in Piemonte e in Sicilia e a Torino sarà aperta fino al 5 novembre.
Il reticolato, i gas, il rombo dell’artiglieria, il fango delle trincee, l’assalto del corpo a corpo, la presenza continua della morte, la vittoria e la fine dei combattimenti. A 100 anni dal conflitto, l’ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito rievoca questi avvenimenti in questa mostra itinerante attraverso documenti, cartoline , fotografie, armi dell’epoca e manichini che riproducono i soldati e gli armamenti facendo rivivere i luoghi e le atmosfere di battaglia dell’epoca.
La guerra impose uno sforzo popolare mai visto prima, furono enormi le masse di uomini e donne (crocerossine) che furono mobilitate sul fronte interno così come sul fronte di battaglia, dove i soldati dovettero adattarsi alla dura vita di trincea, alle privazioni materiali e alla costante minaccia della morte. Enormi furono le conseguenze psicologiche collettive ed individuali per i combattenti , che andavano dalla nevrosi da combattimento, al reinserimento nella società fino alla nascita delle associazioni dei reduci.