di Luisa Cicero
Intervista a Carmen Consoli in concerto sabato 19 settembre a Moncalieri per la rassegna Ritmika 2015.
Ciao Carmen,
in un’intervista del 2011 parlavi di ‘nostalgia del presente’, perché ‘un momento che passa non torna più’. Sei sempre nostalgica? E confusa e felice?
Sì. La nostalgia del presente implica il fatto che si è talmente felici di ciò che si sta vivendo che alla fine si prova un’amarezza contemporanea alla gioia.
E ci credo ancora a questa cosa. Però più che nostalgia adesso vivo questo sentimento come uno stimolo per poter fa sì che tutti i miei presenti-futuri possano essere belli come questo.
La confusione di cui parlo io fa parte della felicità perché quando accadono delle cose troppo belle… possono confondere. Per cui si è confusi dall’enorme gioia. Molti piangono dalla grande gioia, pensa che stato di confusione hanno! In realtà non è confusione e che poi alcuni sentimenti contrastanti si somigliano, non sono degli ossimori, possono convivere.
Mi hai un po’ confusa (sorridiamo insieme) mi spieghi meglio cos’è per te l’emozione?
Allora… l’emozione è innanzitutto qualcosa che ha a che fare con un mondo che non è tangibile. Quindi l’emozione è fuori moda.
È un valore extra-sociale sul quale nessuno investe perché non crea Pil. Diciamo che non si può risollevare un Paese con un panino e la Divina Commedia. Secondo me, invece, l’emozione andrebbe presa in considerazione perché ha a che fare con la felicità dell’uomo, altro valore extra-sociale sul quale non si investe. Un uomo felice crea profitto, credito e un indotto anche economico. Detto questo per me è tutto ciò che non è tangibile, ma che crea dei risultati che hanno un certo riscontro, tipo la pelle d’oca. Dal nulla ti viene la pelle d’oca che è un riscontro tangibile di qualcosa di impalpabile che ti causa una reazione fisica. Questo deve farci capire che non possiamo vivere solamente di cose materiali. Esiste anche quello che non tocco. L’emozione poi è arte e ha a che fare con la musica. Non a caso si dice ‘siamo sulla stessa lunghezza d’onda’.
Definisci con una parola la tua musica
Probabilmente ‘istintiva’ (ma si corregge subito).
No! Meglio ‘illuminista’. Perché io parto dall’istinto ma poi inserisco anche una buona dose di ragionamento che mi fa rimanere con i piedi per terra.
Come avviene il processo creativo?
Vivo la musica come un’impellenza ed è per questo che la chiamo ‘urgenza creativa’. Quando ho necessità di dire qualcosa approfitto di questo linguaggio che mi è consono e familiare.
Prima le musiche e poi il testo o viceversa?
Non so, forse un po’ ‘a muzzo’ (e ride). Ma credo di partire da quello che voglio dire.
Quanta Sicilia c’è nelle tue canzoni? Nei testi si percepiscono gli odori e i sapori della tua isola…
Certo! (e sorride) abbiamo lo studio di registrazione in cucina!
In Sicilia c’è questo forte legame tra il cibo e quello che si fa. In ogni buona attività c’è sempre una cucina di scorta. Tutto è accompagnato dal sapore anche la musica. Esiste una colonna sonora per ogni tipo di pietanza: ad esempio il jazz è una genere meraviglioso e godi ancora di più se lo ascolti assaggiando una cucina sofisticata. L’agrodolce invece, come la caponata, è un gusto fatto di contrasti e mi suggerisce il rock duro che quando è accompagnato da una melodia crea il medesimo contrasto.
Torino, ci racconti il tuo rapporto con questa città.
Negli anni ‘90 Torino era una tappa di noi ‘ciovani’ musicisti (ironizza sul termine) come lo erano anche Catania, Bologna e Roma. A Torino c’erano i Murazzi e noi dopo ogni concerto andavamo lì.
Ricordo il movimento, i concerti in ogni locale, l’incontro con tantissimi ragazzi, i laboratori di musica, i giovani Subsonica, il continuo confrontarsi. Era come piazza Teatro Massimo a Catania o come Barcellona, un punto d’incontro musicale. Erano tempi diversi.
Trovo che Torino sia una città meravigliosa. E’ molto attenta alle nuove tendenze europee e si vede ad esempio anche nella proposta delle mostre. Torino ha una forte attenzione per la cultura. È molto bella e signorile, vabbè era la città dei regnanti! Quindi è una città che vivo con molto piacere. E poi ho avuto modo di visitarla perché alcuni miei parenti vivono qui. Voglio ricordare che Torino è una città nella quale noi ‘terroni’ abbiamo l’orgoglio di poter dire di aver contribuito e collaborato alla sua ricchezza. Torino è proprio la dimostrazione che i ‘terroni’ sono dei gran lavoratori.
Ci saluti con una frase di una tua canzone a cui sei particolarmente legata?
No, di mio no perché poi mi autociterei e non va bene.
Però in una canzone riprendo l’aforisma di un filosofo che dice “la bellezza delle cose ama nascondersi”. Dobbiamo ricordarci che la bellezza delle cose non è facile da raggiungere ci vuole impegno e sacrificio. Non basta un tweet, ci vogliono tempo e rapporti umani.
Grazie Carmen!