di Mauro Gentile
Ventisei pannelli per raccontare la tragica storia del ghetto della città polacca di Lodz, con documenti d’epoca e immagini scattate dal 1939 all’agosto del 1944. Saranno esposti fino all 28 gennaio al primo piano della Sala Mostre della Regione Piemonte, in piazza Castello 165 a Torino.
“La grande retata”: è questo il titolo della mostra a cura di Anna Szwarc Zając, realizzata dal Centro Dialogo Marek Edelman e dall’Archivio Nazionale Polacco di Lodz, con la collaborazione del Consolato onorario di Polonia in Torino, della Comunità ebraica del capoluogo piemontese e della Regione Piemonte. L’esposizione racconta attraverso documenti e immagini la storia del ghetto creato dai nazisti nel febbraio del 1940. La parola “retata”, “szpera” in polacco, indica il divieto imposto agli ebrei di uscire di casa per prelevare e deportare i bambini al di sotto dei 10 anni e gli anziani al di sopra dei 65 anni.
Il ghetto era un luogo completamente isolato dal resto del mondo, circondato da filo spinato e con stazioni di polizia a breve distanza. Al suo interno fu istituito, sotto il comando di Himmler, un campo di concentramento per bambini polacchi sotto i 16 anni, finalizzato alla distruzione sia fisica che psicologica. Il campo non era nascosto, ma ben visibile per provocare paura e sgomento tra la popolazione. I giovani rinchiusi nel campo, così come le persone che vivevano nel ghetto, avevano l’obbligo di lavorare duramente. A Lodz nacquero in quel periodo diverse aziende per la produzione di beni per la Germania, tra cui divise e stivali per i militari.
La “grande retata” ripercorre le fasi della progressiva trasformazione di Lodz da città multiculturale, in cui prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale convivevano ebrei, polacchi, russi, tedeschi, cechi e armeni, in luogo di sterminio e atrocità quotidiane.
La mostra, a ingresso libero, è aperta tutti i giorni dalle 10 alle 19.