di Antonella Gilpi
Sono stati sequestrati alla criminalità organizzata, dal 1° agosto 2014 al 31 luglio 2015, secondo i dati resi noti dalla presidente della Commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti, 14.530 beni, per un valore di 5,6 miliardi; confiscati altri 3.801 beni, per un valore di 678 milioni.
Della confisca dei beni alla mafia si è parlato oggi nella Commissione per la promozione della cultura della legalità e il contrasto ai fenomeni mafiosi alla presenza del referente per il Nord Italia (Lombardia. Piemonte, Liguria, Veneto e Friuli Venezia Giulia) dell’Agenzia Nazionale dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, Roberto Bellasio.
Bellasio ha illustrato le attività dell’agenzia che ha lo scopo di provvedere all’amministrazione e alla destinazione dei beni sequestrati e confiscati alle mafie, a seguito della confisca definitiva, nonché di coadiuvare l’amministratore giudiziario sotto la direzione dell’Autorità giudiziaria in fase di sequestro fino alla confisca di primo grado, dopo la quale assume la gestione diretta dei beni.
Sono state sottolineate anche alcune criticità tra cui la carenza di personale: a Milano per gestire 500 confische ci sono solo 7 persone di cui un amministrativo e i problemi maggiori vengono dalla gestione di immobili, soprattutto di società, che rischiano di fallire quando non hanno più la copertura mafiosa.
Entro fine anno dovrebbe essere approvata la riforma dell’Agenzia per i Beni confiscati e del Codice antimafia nella parte che riguarda le misure di prevenzione. Su questo argomento abbiamo sentito Roberto Bellasio.
Quali sono le peculiarità della riforma dei beni confiscati?
Varie sono le ipotesi allo studio, tutte volte a rendere più veloce e più efficace il procedimento che conduce dal sequestro alla confisca definitiva oltre che a potenziare l’Agenzia Nazionale in modo tale che questa possa procedere con maggior efficienza alla destinazione dei beni definitivamente confiscati. Inoltre essa avrà nelle cinque sedi attuali 300 dipendenti contro le 100 unità di oggi.
La novità dell’introduzione di un manager e la nuova sede a Roma sotto la guida della Presidenza del Consiglio e non più sotto il ministero dell’Interno, cosa comporta?
Il manager viene introdotto insieme all’amministratore giudiziario già nella prima fase giudiziaria affinché non abbia solo un ruolo di curatore fallimentare ma cerchi, se possibile, di salvare la società e quindi i posti di lavoro.
Lo spostamento a Roma è di poca importanza poiché già oggi la maggiori riunioni si svolgono in quella città; ricordiamo che Reggio Calabria, l’attuale sede centrale, era stata scelta come un simbolo della lotta alla mafia visti gli episodi che erano accaduti.
Come si risolve il problema di tenere le imprese sul mercato?
Molte imprese sono liquidate perché non più in grado di competere con il mercato. Alcune, poche, riescono a conservare i posti di lavoro e questo emerge già nella prima fase giudiziaria. Non bisogna inoltre dimenticare che per lo Stato liquidare una società ha un costo.
La questione delle ipoteche.
Oggi la questione delle ipoteche ha meno criticità. Di fatto quasi tutti gli immobili sono destinabili. Per quelli gravati da ipoteche di malafede (raggiri mafiosi) l’alienazione è sicura, mentre per le ipoteche cosiddette di buona fede la banca deve riscuotere i suoi crediti.
Per le confische precedenti al 2011 è venuta in soccorso la legge di stabilità del 2012 che permette all’Agenzia di destinare beni e di soddisfare i creditori.
Il temuto rischio della vendita all’asta dei beni della mafia?
E’ di difficile applicazione la procedura di vendita dei beni mafiosi all’asta perché è come snaturare il codice antimafia sull’utilizzo sociale dei beni e, inoltre, c’è sempre il pericolo che gli stessi beni vengano acquistati con prestanome dagli stessi mafiosi.
Roberto Bellasio ha concluso dicendo che attualmente sono in piedi 500 procedure di confisca nel Nord Italia : 133 riguardano il Piemonte (tra cui 30 immobili a Torino), quasi 300 la Lombardia, 15 la Liguria. Le restanti in Veneto, Trentino e Friuli Venezia Giulia. Nessuna in Valle d’Aosta.
“Mi auguro – ha sottolineato Fosca Nomis, presidente della commissione – che i progetti di modifica del Codice e dei Regolamenti Antimafia ora in discussione al Senato vengano approvati entro l’anno e risolvano le attuali criticità, snellendo le procedure di gestione e assegnazione dei beni confiscati alle mafie e prevedendo figure manageriali per l’amministrazione di immobili e società. Inoltre – aggiunge – se tutte le procedure venissero delegate ai Nuclei di supporto dell’Agenzia già attivi presso le Prefetture potremmo accelerare e migliorare le pratiche di assegnazione dei beni”.
Qui i beni immobili definitivamente confiscati che sono attualmente in gestione all’Agenzia.