di Gianni Ferrero
E’ questione di qualche mese, ma in autunno il modello italiano di scuola a rete in digital cultural heritage, pensato in chiave internazionale aggregando oltre una cinquantina tra organizzazioni e università, sarà realtà. Lo ha assicurato Gianmaria Ajani, intervenuto questa mattina nell’aula magna alla Cavallerizza Reale. Il rettore si è detto fiero di poter dare al nostro Paese l’esempio di come il sistema formativo possa fare sistema per promuovere al meglio il patrimonio culturale nazionale, sotto forma di conoscenza concreta: “Oggi decolla un campus diffuso in grado di attivare l’elaborazione di un’offerta formativa intesa a costruire competenze digitali indispensabili per affrontare le nuove sfide“. L’iniziativa aggrega centri di eccellenza per l’organizzazione di percorsi professionalizzanti nell’acquisizione di abilità nel settore del digitale e trova l’approvazione del Ministro dell’Istruzione Stefania Giannini che, attraverso un messaggio, ha fatto conoscere il suo giudizio: “Si tratta di un’infrastruttura abilitante per lo sviluppo delle competenze e consapevolezze tra i nostri giovani, le medesime che abbiamo messo al centro del progetto educativo e di riforma della buona scuola e dell’imminente piano nazionale per la scuola digitale“.
L’appuntamento di oggi, al quale hanno preso parte parlamentari e docenti di diversi atenei, segna un tassello molto importante nella cultura dell’innovazione, ed è, ancora una volta, l’Ateneo torinese a distinguersi, nel panorama formativo nazionale. La nostra è una università d’eccellenza che richiama studenti da tutto il Paese e sempre più dall’estero. Studenti stranieri che scelgono di formarsi a Torino per la serietà dei docenti e dei ricercatori, dei corsi di studi e per le opportunità che una adeguata, aggiornata formazione, è in grado di offrire nel mondo sempre più competitivo dell’economia globalizzata. Lusingato per il progetto il sindaco Piero Fassino, primo cittadino di una città universitaria per definzione: ” Mettere in campo azioni formative nella digitalizzazione è quantomai essenziale – ha spiegato-. La cultura non è un bene aggiuntivo nella nostra società, ma è un fattore costitutivo dello sviluppo. Nel nostro Paese il patrimonio culturale non deve essere più considerato un giacimento da contemplare, ma una ricchezza straordinaria, per contribuire alla creazione di valore. E Torino, come tanti altri luoghi del nostro Paese, è un territorio che grazie alla cultura, è attraente, ben attrezzato di sapere e di offerta formativa. Dove abitare, investire, lavorare, studiare“.
La Scuola a rete in Digital Cultural Heritage, Arts and Humanities aggrega università, enti di ricerca, scuole, istituti tecnici superiori, istituti di cultura, associazioni e imprese pubbliche e private, con l’obiettivo di offrire quel complesso di competenze digitali indispensabile al confronto sempre più eterogeneo con la smart society. Quella smart society a cui Torino guarda con attenzione, giocando un ruolo importante tra le città europee.
Il 16 febbraio scorso erano state poste le basi per un protocollo, nella sede romana dell’Istituto Luigi Sturzo. Oggi si sono aggiunti il Politecnico di Torino e quello di Bari, la Fondazione Olivetti, l’Enea, il Consorzio Cineca e le Università della Basilicata, dell’Aquila e di Tor Vergata.
La crescente importanza del digitale nel campo della conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale e delle scienze umane vede l’Italia in una posizione di assoluto rilievo per quanto attiene alla ricerca e all’innovazione.
Organizzata secondo un modello reticolare e caratterizzata da una ampia distribuzione di poli formativi sul territorio nazionale ed internazionale, la scuola nasce per condividere funzioni, compiti e competenze tali da assicurare elevati standard di qualità, innovazione e flessibilità formativa in risposta alle richieste di competenze digitali.
Si tratta di struttura senza pareti che aggrega un network di poli formativi con opportunità di apprendimento flessibili.
Le principali linee di indirizzo vedranno lo studio delle scienze umane e digitali: l’informatica nelle discipline umanistiche (letteratura, filologia, filosofia, storia dell’arte). Toccheranno il tema dei Beni culturali digitali (biblioteche, archivi, musei, patrimonio archeologico e architettonico), sia immateriali (beni demo-etno-antropologici). L’Arte e la comunicazione digitale è un terzo fronte: le riflessioni teorico-pratiche sulla creazione artistica digitale (performing arts) e sulla comunicazione digitale (digital media, e-learning). Non secondario l’argomento del design come risorsa. Infine l’economia e il management dell’arte e della cultura digitale: l’orientamento alla gestione del patrimonio in un’ottica di promozione della cultura e dell’arte, anche connesse al turismo.