di Antonella Gilpi
La chiamano Porta Palazzo o Porta Pila (in piemontese), non è mai stata chiamata con la sua antica dizione di piazza Emanuele Filiberto e a nessuno viene in mente di chiamarla con il nome d’oggi, piazza della Repubblica. È a due passi dalle Torri Palatine ed è il più grande mercato all’aperto d’Europa con i suoi 51.300 metri quadrati
Il suo nome trae origine dall’accesso alla città, la vicina Porta Principalis Dextera, successivamente chiamata Palatina ma anche dalla porta Posterla, un varco minore meridionale, aperto successivamente, nella parte dell’attuale largo IV Marzo. Qui sorgeva il Palazzo, la cosiddetta Casa del Senato d’epoca alto-medievale, su una già preesistente dimora romana, uno degli edifici più antichi conservato ancora nella sua struttura originale. L’accesso della Posterla avrebbe consentito i trasporti delle merci al mercato della piazzetta delle Erbe, l’attuale piazza Palazzo di Città, dove poi sorgerà l’odierno Palazzo Civico municipale
Proprio a Porta Palazzo Francesco Cirio, venditore di frutta e verdura, ebbe l’intuizione di racchiudere la natura in barattolo per dare vita alla sua industria conserviera: lo ricorda una lapide nella piazza. Sistemare la piazza allo sbocco di via Milano era già stata un’idea di Filippo Juvarra; i progetti non mancarono ma solo nel 1814 la piazza venne aperta su disegno dell’architetto Gaetano Lombardi.
Porta Palazzo ebbe, infine, questa denominazione perché abbastanza vicina al Palazzo di Città, raggiungibile da via Milano. Pare che fosse frequentata anche da Vittorio Emanuele II poiché vi abitava Rosa Vercellana, ossia la Bela Rosin.
Ai primi banchi improvvisati subentrarono con il tempo le tettoie, sempre più ampie, mentre si andava profilando la divisione per settori. Acquistò presto importanza il mercato delle stoffe e dell’abbigliamento cui venne riservata una tettoia nel 1963 con strutture in ferro prefabbricate, su progetto degli architetti Bellei e Rovere. Tettoia ora scomparsa e sostituita dal Centro Palatino realizzato si progetto di Massimiliano e Doriana Fuksas tra il 1998 e il 2001: una struttura contemporanea, caratterizzata dall’ampio utilizzo di vetro e metallo brunato che vuole sottolineare la convivenza tra architetture eterogenee sviluppate nell’area durante gli ultimi tre secoli.
Tra gli edifici principali, il IV padiglione dopo l’ultima ristrutturazione degli anni novanta è stato rinominato Antica tettoia dell’Orologio. Simbolo del mercato per eccellenza, fu realizzato nel 1916 e rappresenta un tipico esempio di struttura metallica dell’epoca è dedicata al solo commercio di prodotti alimentari.
I padiglioni II e V, ovvero i mercati alimentari furono costruiti nel 1836 su progetto dell’ingegner Barone. Il padiglione II ospita il mercato del pesce, mentre il padiglione V contiene rivendite di carne e di generi alimentari. Porta Palazzo ha avuto le sue grandi feste, ha eletto con sfarzo la sua “miss”, sin dal 1902. La prima regina del mercato si chiamava Margherita Rosso e abitava in via Borgo Dora.
Porta Palazzo per molti si identificava con quel suo angolo particolare noto come il Balon. Trae origine da un antichissimo mercato: già nel 1698 sarebbe stato luogo di contrattazione per bovini e generi agricoli; dall’Ottocento fu ritrovo di rigattieri. E’ qualcosa di unico, per certi versi potrebbe avvicinarsi al parigino “mercato delle pulci” con cui il Balon è gemellato, o a quello di Portobello, a Londra: anticaglia di pregio e ottime occasioni offerte insieme a paccottiglia di dubbio gusto, a frammenti del mondo di ieri.
Il nome Balon ha origini incerte, forse da un vallone (Valon e poi Balon) che il terreno formava con un declivio verso la Dora, oppure da uno sferisterio in cui nel settecento si giocava al pallone. I Ballonisti hanno una loro maschera, la Rusenenta, ossia “l’arruginita”, che vuole simboleggiare una donna senza età, smaniosa di rovistare tra i rottami e le ferraglie alla ricerca di chissà quale tesoro.