di Mariella Continisio
Sul lago di Galilea, duemila anni fa, racconta il Vangelo di Marco, gli uomini di allora, i discepoli, come noi oggi, sono travolti e spaventati dal caos della tempesta che li coglie mentre stanno attraversando il lago Tiberiade per raggiungere la riva opposta (versi 4,35-41). Sorpresi dall’acqua che riempie la barca, chiedono aiuto a Gesù, che giace addormentato. Il Maestro interviene calmando le acque e il vento, riprendendo i suoi per non aver avuto “fede”, perché non hanno capito che l’imbarcazione non si sarebbe mai capovolta se i loro cuori fossero stati saldamente ancorati al suo amore.
Una pezzo di Vangelo che ripropone il mondo attuale in cui la bufera, metafora delle difficoltà e della crisi globale che stiamo attraversando, rischia di travolgerci. E che colpisce duramente quanti “fratelli e sorelle fuggono da guerre e persecuzioni in cerca di pace e libertà” ha detto papa Francesco nell’omelia. Ma segna profondamente le famiglie, attanagliate dalla perdita del lavoro e dalle difficoltà economiche, gli anziani e i giovani che “sono la nostra parte migliore, su cui stiamo concentrando le forze, per accompagnarli ad affrontare con coraggio i problemi che li assillano” ha sottolineato Cesare Nosiglia, Arcivescovo di Torino.
E come il Cristo che quasi sgrida i discepoli che non avevano ancora avuto fede in lui, così papa Francesco – questa mattina in piazza Vittorio, gremita di giovani, di anziani, famiglie e ammalati (quasi 200 lo hanno ascoltato sotto il sole cocente)- ha spronato tutti a essere fedeli all’amore di Dio che ama ogni essere umano ed è capace di ri-creare uomini “nuovi” che sanno trasformare i rancori e le inimicizie in servizio per gli altri e sanno vivere nella pace.
Un messaggio forte accolto dagli applausi della moltitudine dei fedeli, quasi a voler dare una risposta affermativa alle sue esortazioni. Un papa apparso un po’ stanco, ma capace di far vibrare i cuori. E i torinesi lo hanno ricambiato con grande calore, accompagnandolo e salutandolo lungo via Po fino in via Arcivescovado, dove ha pranzato con i giovani detenuti del carcere minorile “Ferrante Aporti”, alcuni immigrati e senza fissa dimora e una famiglia Rom.