A cura di Michele Chicco
Celebrare i 70 anni della Liberazione calandosi nei panni di chi ha vissuto i giorni drammatici dei bombardamenti. È un viaggio nella storia quello che si può fare visitando il rifugio antiaereo del Comune di Torino, realizzato negli anni ’40 a 12 metri sotto il cortile d’onore. Il rifugio, che poteva ospitare 50 dipendenti garantendo un’alta qualità dell’aria grazie a un sistema di ventilazione forzata, apre al pubblico questo fine settimana dopo i lavori di restauro.
Ne parliamo con l’assessore al Patrimonio della Città, Gianguido Passoni.
I torinesi, con la riapertura del rifugio antiaereo di Palazzo civico, si riappropriano di un luogo che fa parte a pieno titolo della storia di Torino. Quando fu costruito e utilizzato il rifugio?
Il rifugio è stato costruito a partire dal 1940 per essere a prova di bomba a 12 metri di profondità. Protetto da due pesanti porte di acciaio “antisoffio” raggiungeva l’aria grazie a un ingegnoso sistema di ricambio collegato a un bocchettone al centro del cortile. Per accedervi occorre scendere due piani di cantine che negli anni sono state utilizzate per installare i locali tecnici che danno energia e calore al palazzo. I lavori di ripristino lo hanno liberato dalle tracce di amianto e di umidità e hanno messo in sicurezza la struttura perché fosse visitabile. Non solo, abbiamo cercato di allestire le sale con oggetti dell’epoca, video e pannelli esplicativi che potessero presentare nel miglior modo possibile questo manufatto così prezioso per la storia recente della nostra città.
Nel dopoguerra il rifugio fu “dimenticato” e solo adesso è possibile scendere dalle ripide scale per giungere nei saloni. Perché la Città di Torino ha deciso di rendere fruibili questo e altri ricoveri dei torinesi durante i bombardamenti?
La nostra città è stata bombardata ben 40 volte tra il 1940 e il 1945, pagando un prezzo carissimo in termini di vite umane. Oltre alle fabbriche, le bombe hanno colpito case, edifici storici, monumenti e vetrine. Rendere fruibili questi ricoveri è un modo per onorare la memoria di coloro che sono caduti, per ricordare a tutti noi quanto è spaventosa la guerra e quanto sia privilegiata la nostra generazione rispetto a quelle che ci hanno preceduto.
Il rifugio è visitabile nei giorni del 70esimo dalla Liberazione. Lo sarà anche in altri periodi dell’anno?
Tra le tante iniziative che celebrano il 70esimo anniversario della liberazione c’è anche la riapertura del rifugio antiaereo: è una scelta simbolica che con un atto concreto conferma rinsalda i valori di una Città insignita della medaglia d’oro al valor militare per la guerra di liberazione.
L’inaugurazione del rifugio avverrà il 24 aprile, giorno in cui il rifugio sarà visitabile dai dipendenti comunali, e sarà estesa ai cittadini nelle giornate del 25 e 26 aprile. A partire da settembre, inoltre, il rifugio sarà visitabile nel percorso di visita di Palazzo Civico aperto a turisti e scolaresche: è bello che il Comune possa essere visitato interamente, dalle sale più auliche fino a quelle più nascoste e protette come quella che stiamo per inaugurare.
Luoghi come questo sono lo specchio di quei giorni di guerra e una sorta di impronta di terrore e di speranza dei torinesi. Che impressione conserva della sua prima visita?
Scendere a 12 metri di profondità percorrendo un lungo corridoio in discesa è stata un’esperienza molto intensa. Allora l’edifico non era recuperato ed illuminato come oggi e ricordo di aver pensato al terrore che dovevano provare i nostri concittadini che correvano qui sotto a ripararsi. I lavori di restauro hanno reso più sicuro e arioso il percorso, ma credo che l’ambientazione studiata sia ugualmente suggestiva.