Oltre 2mila tra studiosi e letterati provenienti da 67 paesi diversi, dal 29 luglio al 5 agosto, si riuniranno al Politecnico di Torino per il 108° festival della cultura Esperantista.
Da oltre un secolo l’attività del movimento culmina ogni anno con il congresso dell’associazione Esperantista mondiale e quest’anno è stata scelta Torino come sede.
Il tema del congresso è “Immigrazione e confluenza di valori umani: il modello di Torino” argomento di grande attualità e delicatezza soprattutto per un movimento transnazionale che da sempre basa la propria attività sulla neutralità e sull’equidistanza tra ideologie e religioni.
La vicesindaca Michela Favaro, nel portare il saluto e il benvenuto della Città, ha sottolineato come “sia un grande onore l’aver scelto Torino come sede del congresso. L’esperanto è un messaggio che aiuta le persone alla socialità e al contatto per vincere le solitudini soprattutto dopo la pandemia. E’ un messaggio di speranza e un’opportunità per la nostra città anche come segnale di ripresa in un periodo così difficile per il comparto turistico e degli eventi”.
Le diversità linguistiche costituiscono barriere tra i popoli che spesso portano ad incomprensioni e scontri che non possono essere superati con l’uso di una lingua nazionale. L’Esperanto è una lingua neutra, semplice da imparare, efficace, con una storia e una vasta letteratura originale: è la lingua della pace.
Tanto più in un momento come questo, in cui il mondo continua ad essere funestato da tanti conflitti armati che insanguinano anche la nostra Europa, è necessario parlare di pace e di fraternità.