E’ stato un successo l’incontro pubblico ‘Lavorare meno, lavorare meglio, lavorare tutte’, che si è tenuto questa mattina nella sala Bobbio, ex Curia Maxima, promosso dall’assessorato alle Pari opportunità della Città di Torino.
Il tema del lavoro è stato declinato al femminile e ha toccato temi quale lo sviluppo dell’occupazione, gli aspetti della cura, dello stress causato da un doppio lavoro, della possibilità di stare meglio in un ambiente libero da stereotipi, molestie e violenza.
Intanto qualche numero. Durante la pandemia 440mila persone hanno perso il lavoro, di queste il 70% sono donne. Il tasso di occupazione femminile nel 2020 si è attestato al 66.5% in Europa e al 52,7% in Italia. Nello stesso anno in Piemonte, nella fascia di età tra i 15 e i 64 anni, la percentuale è salita al 57,76% contro il 57,25% delle donne occupate a Torino. Il divario di genere emerge anche per le forme dei contratti attivati nel 2022 con il part-time per il 49% delle donne e il 26,2% degli uomini.
Dagli interventi degli assessori Jacopo Rosatelli, diritti e pari opportunità, e Gianna Pentenero, lavoro e politiche per la sicurezza, di docenti universitarie, esponenti dei sindacati è emersa una fotografia sconfortante: la maggior parte del mondo femminile dedica il suo tempo alla cura della famiglia e continua a essere discriminata sul lavoro diventato sempre più precario. In questo difficile contesto trovano ancora posto ‘i patti di non gravidanza’ come ha ricordato Michela Quagliano, consigliera di parità della Città metropolitana.
Nel suo intervento Pentenero ha posto l’accento sulla “decrescita del lavoro femminile”, evidenziando due motivazioni: la ricerca di un impiego fuori dai canali ufficiali e la cura della famiglia. “Stiamo lavorando per ricostruire una rete di servizi e di attività a Torino e nell’area metropolitana perchè serve un’analisi dei bisogni delle aziende, di connessione tra domanda e offerta. E per rendere più flessibile il sistema stiamo ripristinando i Centri per l’impiego, Torino ne conta solo uno, che saranno dislocati capillarmente sul territorio. Malessere e povertà assoluta hanno raggiunto livelli significativi e le donne sono quelle che pagano il costo più alto”.
Le donne sono discriminate anche rispetto al salario e negli stessi settori sono pagate molto meno. Il costo totale del divario tra uomini e donne nel mercato del lavoro è stato quantificato da Maria Laura Di Tommaso, docente al dipartimento di economia e statistica dell’università di Torino, in oltre 88 miliari di euro, il più alto a livello europeo, circa il 5,7 del Pil.
“Bisogna ribaltare il punto di vista: le donne non sono manchevoli, la cura deve essere al centro di una democrazia che cerca di ricostruirsi dopo la pandemia. E’ necessario pensare a una nuova organizzazione sociale ed economica per il benessere delle persone e per creare competenze professionali” ha sottolineato Giorgia Serughetti, ricercatrice del dipartimento di sociologia e ricerca sociale dell’università Milano Bicocca.
A chiusura dei lavori Rosatelli, dopo aver ringraziato i partecipanti per i tanti suggerimenti e spunti, ha ricordato la nomina di qualche giorno fa di Margherita Cassano alla presidenza della Corte di Cassazione, una tappa importante per le toghe italiane a distanza di 60 anni dall’approvazione della legge che regolamentò l’ammissione delle donne a tutte le cariche e impieghi pubblici.
Mariella Continisio