Dalla fine degli anni Settanta ai primi anni Ottanta Torino fece la scelta coraggiosa di non abbandonare al proprio destino i ragazzi e le ragazze detenuti nel carcere minorile Ferrante Aporti, ma di dar loro un’opportunità di riabilitazione attraverso l’incontro con la cultura, l’arte e il mondo del lavoro. L’Amministrazione comunale di allora, insieme a quella Giudiziaria e all’Università di Torino, cercarono e trovarono un’altra via: la pena come funzione riabilitativa e risocializzante. Ma che cosa resta oggi di quel progetto? Se ne parla venerdì 20 maggio, alle 16, al Salone Internazionale del Libro di Torino, presso lo Spazio Città di Torino (Padiglione 1), in occasione della presentazione del libro curato dal giornalista Marco Accossato ‘Nemmeno mai è per sempre – Lettere abbandonate al Ferrante Aporti di Torino’: un confronto sul significato del restare reclusi per molti anni in età giovanile, sulla necessità di interventi a favore di misure alternative alla detenzione, e soprattutto sulla prevenzione della devianza giovanile su cui la Città di Torino ha avviato progetti con il supporto della Polizia municipale.
Partecipano, con il curatore del libro e il protagonista della vicenda: Monica Gallo, Garante dei diritti delle persone private della libertà della Città di Torino; l’assessora alle Politiche per la Sicurezza e Sistema Carcerario della Città di Torino; Gianfranco Todesco, comandante del reparto investigazioni tecnologiche della Polizia Municipale; Valeria Lacovara, Polizia municipale di Torino- Project manager e progetto EU Icarus; Piero Bellino, educatore associazione Acmos.