Sono stati presentati questo pomeriggio al Toolbox Coworking, Keynote Room i risultati di “Spazi innovativi per l’apprendimento”, il workshop nato dalla collaborazione tra l’Assessorato Istruzione ed edilizia scolastica della Città di Torino, la Fondazione per l’architettura / Torino, ITER – Laboratorio Città Sostenibile e Ufficio Smart City, progettazione europea e innovazione finalizzato al miglioramento della qualità architettonica degli spazi dell’apprendimento.
L’iniziativa ha coinvolto 24 architetti nell’elaborazione di proposte per quattro edifici scolastici torinesi e su tre temi progettuali: la scuola secondaria di I grado Bernardino Drovetti di via Bardonecchia 34 per il tema spazi della didattica innovativa, le scuole primarie Aristide Gabelli di via Santhià 25 e San Francesco D’Assisi di via Giulia di Barolo 8 per il tema spazi per la ristorazione scolastica e la scuola d’infanzia Marc Chagall di via Cecchi 2 per i paesaggi del cortile scolastico.
L’obiettivo è individuare soluzioni riferite ai casi concreti delineando una metodologia di intervento adattabile a contesti diversi e replicabile. Attraverso un approccio culturale e con competenze tecnico-scientifiche, si è voluto indagare il profilo della scuola del futuro per scoprire come la progettazione possa migliorare la qualità dell’apprendimento e il comfort degli spazi, attraverso budget contenuti e un uso intelligente delle risorse.
Secondo la Fondazione per l’architettura infatti ”la qualità dell’apprendimento è strettamente connessa alla qualità dei suoi spazi. Lavorare sui luoghi della ristorazione per migliorare l’esperienza pasto, ripensare le aule per innovare la didattica e ridisegnare i cortili scolastici per favorire l’attività ludica significa investire sull’educazione delle future generazioni. Questo workshop riporta al centro dell’attenzione il ruolo sociale dell’architetto, sensibilizzando anche i professionisti sulle ricadute del loro operato e offrendo loro la possibilità di misurarsi su casi concreti e di incidere direttamente su ambiti in cui la responsabilità”.
“Le soluzioni che oggi sono presentate dagli architetti che hanno partecipato al workshop sugli spazi innovativi di apprendimento, frutto del lavoro su quattro scuole torinesi Drovetti, Gabelli,
San Francesco d’Assisi e Chagall sono un primo importante risultato della collaborazione con la Fondazione per l’Architettura di Torino. Un confronto che ha fatto proficuamente incontrare i liberi professionisti con chi quotidianamente affronta problemi tecnici e normativi dell’edilizia scolastica. Bambine e bambini che frequentano la scuola, trascorrono gran parte della giornata in spazi non confortevoli e non funzionali alla didattica. Le aule 2.0 o 3.0 richiedono l’elaborazione di un nuovo pensiero pedagogico, che tenga conto di come bambini, ragazzi e docenti si appropriano degli ambienti. Vogliamo partire da questi primi risultati per elaborare un piano di medio termine sulla rigenerazione degli spazi scolastici che sono diffusi sul territorio cittadino, perché è in momenti di difficoltà come questo, che occorre mantenere vivo il valore dell’innovazione e non chiudere gli orizzonti della scuola nel qui e ora, rinunciando a delineare nuove prospettive e aprire scenari di miglioramento.” ha sottolineato Federica Patti, Assessora all’Istruzione della Città di Torino, che ha continuato: “Un percorso che si innesta sui processi virtuosi che la Città di Torino ha da tempo avviato con i vari progetti di collaborazione e condivisione di saperi che hanno permesso di rinnovare alcuni ambienti scolastici, ricordo la scuola Dal Piaz e la lunga tradizione del Laboratorio Città Sostenibile che ha messo a punto i progetti ‘Cortili Aperti’ e ‘Percorsi partecipati con le scuole’”. “A settembre ‐ ha concluso l’assessora ‐ andremo a raccontare la nostra esperienza di collaborazione tra istituzione e professionisti all’Anci“.
In tema di spazi innovativi per la didattica il gruppo di lavoro, guidato da Daniele Rangone, ha ipotizzato due interventi concepiti per essere replicabili in altri edifici scolastici. Si è innanzitutto lavorato sull’identificazione territoriale della scuola Drovetti intesa come cellula di civic center, favorendone la riconoscibilità e anche l’appeal da parte del quartiere; tra le suggestioni progettuali, la violazione delle regole cromatiche per attirare l’attenzione, la definizione di arredi e attrezzi per attività differenti, il disegno di spazi versatili modulabili a seconda delle esigenze. In secondo luogo il gruppo si è concentrato su una manica dell’edificio destabilizzando il rapporto aula-corridoio, sostituendo le pareti divisorie con una spina dorsale in legno a basso costo per creare ambienti più fluidi, di dimensioni variabili, che possano servire come armadiature, sedute, pareti attrezzate,… necessità che contraddistinguono modelli didattici basati su un rapporto meno rigido tra lo studente e l’aula. Il tutto con un occhio di riguardo alla sostenibilità economica.
Nelle scuole D’Assisi e Gabelli si è approfondito il tema della ristorazione scolastica. Gli architetti guidati da Valeria Brero sono partiti da una riflessione comune sui due edifici e sui luoghi in cui avviene l’esperienza pasto individuando alcune linee guida generali per il rinnovamento delle mense: dilatare il tempo a disposizione dei bambini, suddividere lo spazio del refettorio in aree più piccole e ridefinire i flussi di accesso alla mensa per eliminare gli spazi di attesa. Sulla scuola D’Assisi poi sono stati ipotizzati interventi più legati all’interior design e all’arredo, definendo aree tematiche attraverso l’uso dei colori e diversificando tavoli, sedie e sgabelli. Per la scuola Gabelli è stato immaginato un intervento più radicale, che prevede la diffusione nella scuola del servizio mensa in luoghi differenti. Il progetto prevede l’individuazione di spazi di dimensioni più ridotte in parte sfruttando aree sottoutilizzate (come i grandi corridoi ottocenteschi), in parte creando volumi nuovi che escono dal profilo dell’edificio. In secondo luogo si è lavorato sulla connessione con il giardino, eliminando le barriere visive che separano l’ambiente della mensa dallo spazio aperto e favorendone la fruizione anche durante la fase del pranzo.
Per il giardino della scuola Chagall il gruppo di lavoro condotto da Mariolina Monge è partito dalle richieste espresse dalla direttrice e dai genitori delegati per dare vita a spazi che potessero essere utilizzati come aule all’aperto. Tutto l’impianto del progetto è costruito con la vegetazione e si basa sulla distinzione tra zone d’ombra a prevalenza di bosco e zone soleggiate a prato, a partire dall’analisi del percorso del sole. Nella definizione delle specie vegetali si è adottato il punto di osservazione dei bambini, secondo il modello Montessori, implementando la natura presente nel rispetto delle intenzioni del progetto della scuola: ai grandi alberi piantati originariamente, che, data l’altezza, ora si presentano agli occhi dei fruitori del giardino come grandi tronchi, sono state affiancate aree con vegetazione a misura di bambino, con arbusti, erbe spontanee e perenni. L’obiettivo è di ricreare un rapporto immaginifico tra i più piccoli e la natura “forte”, che i bambini che vivono in città sono poco abituati a vedere e toccare.
L’iniziativa si inserisce all’interno del progetto europeo LEA Learning Technology Accelerator, volto a promuovere l’innovazione nel settore delle tecnologie per l’educazione tramite l’uso strategico degli appalti pubblici. La Città di Torino partecipa, con altre 15 città, proponendo un prototipo di Educational Living Lab nella scuola Drovetti: un luogo fisico in cui testare soluzioni innovative per la didattica e per gli ambienti scolastici, pensato come luogo di confronto tecnico-scientifico e di sperimentazione di metodologie e tecnologie innovative, organizzato all’interno di spazi per l’apprendimento nei quali siano garantiti comfort, usabilità tecnologica e didattica, consapevolezza e ruolo attivo dell’utenza, adeguate dotazioni infrastrutturali. All’interno del cortile della scuola nella scorsa primavera è stato realizzato un playground attraverso un workshop ideato e promosso dalla Fondazione per l’architettura e curato dallo IED Torino e dall’associazione ARTECO. E’ stato inaugurato in occasione del Festival Architettura in Città 2017 ed è a disposizione, oltre che degli studenti, degli abitanti del quartiere.