di Eliana Bert e Piera Villata
Nel quattordicesimo anniversario della sua prematura scomparsa a 47 anni di età, Domenico Carpanini è stato ricordato con la visita alla sua tomba, di prima mattina al Monumentale, seguita a Palazzo Civico dalla commemorazione in Sala Rossa.
In serata, al Conservatorio, la banda della Polizia Municipale gli dedicherà un omaggio musicale: “Era un uomo straordinario, di grande intelligenza e spessore morale” – hanno sottolineato Giovanni Porcino, presidente del Consiglio comunale e Giancarlo Quagliotti, animatore dell’Associazione Consiglieri Emeriti del Comune, adoperando nelle loro testimonianze parole sensibili.
Nel 1997 Domenico Carpanini era diventato vice sindaco con Valentino Castellani. Quattro anni più tardi fu il candidato a sindaco per il centrosinistra. Gli intervenuti hanno tratteggiato la carriera dell’uomo politico che si spense mercoledì 28 febbraio del 2001, in una sera fredda e nevosa, nella sede dell’Ascom nel corso di un primo faccia a faccia con Roberto Rosso, anch’egli candidato alla carica di sindaco alle elezioni amministrative.
E’ mancato parlando di politica, di fronte a cinquecento persone all’inizio di campagna elettorale, che lo avrebbe visto indiscutibilmente vincente: “Domenico era un amico fraterno, eravamo legati fin dalla giovane età dalla medesima, intensa passione politica e continua a vivere nel ricordo di tanti perché ha rappresentato la buona politica – ha spiegato il sindaco Piero Fassino in Municipio – la sua vera casa“.
“Sono stato testimone della passione nata in Borgo San Paolo, quando si avvicinò alla politica attiva – ha aggiunto Piero Fassino -. Di Torino avvertiva il respiro e gli umori e sarebbe stato un grande sindaco. Credeva fortemente in questa città, che conosceva e perlustrava a palmo a palmo, senza mai risparmiarsi. Aveva il gusto del dettaglio e fu lui il precursore delle politiche per la sicurezza cittadina. Voleva bene alla nostra città, come la ama un cittadino attivo che si accalora per un problema contingente: i pasti che non arrivano in tempo in una mensa scolastica, un ritardo nella riparazione di una strada, gli sfrattati a cui cercare casa, le acque di un alluvione che non risparmiano Borgo Dora. Aveva il coraggio delle sfide difficili. Ed è questo suo agire positivo, costruttivo, che tutti gli riconosciamo. Abbiamo apprezzato tutti un aspetto particolare della sua personalità, tanto ammirato dai torinesi, quanto dai collaboratori più stretti, ovvero la sua voglia di esserci sempre, in prima fila ad affrontare le sfide più dure, come quelle del terrorismo, o quelle dell’integrazione”.
Carpanini, ha ricordato il sindaco, era uno di quegli amministratori che scendono per strada e guardano e toccano i problemi di tutti, non ne parlano da lontano. Riformista, aveva fiducia nella gente comune. Era sempre costantemente disponibile all’ascolto, pronto nel decidere. Ironico e spiritoso, concreto, con il fiuto giusto che occorre in politica, prometteva di assumere un ruolo di sindaco operativo e comunicativo: “In questi anni ci è venuta a mancare la sua competenza di amministratore esperto, il gusto che aveva della vita, perché oltre alla politica sapeva apprezzare anche tante altre cose, come la letteratura, le partite della Juventus e la bellezza dell’arte. Era fatto così, sapeva arrivare al cuore della società civile”. La buona politica è donarsi agli altri. Attorno alla sua scomparsa, la città ha vissuto un momento di verità. Si è unita: “Sarebbe stato un grande sindaco” ha detto ancora Fassino sottolineando che per Carpanini non si corre il rischio dell’oblio: ” Rimane il suo ricordo – ha concluso – tanto più in questo periodo in cui spesso la politica lascia un’immagine di sé che suscita nell’opinione pubblica critica, indignazione, diffidenza. Lui, invece, rappresentava la buona politica“.